“La Padrina – Parigi ha una nuova padrona”: tra commedia e noir

Isabelle Huppert protagonista assoluta del nuovo film di Jean-Paul Salomé, tra luci e ombre

Un film di Jean-Paul Salomé. Con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovère, 
Iris Bry. Drammatico. Francia 2019

Il reparto antidroga della polizia di Parigi indaga sulle partite di hashish che entrano nella capitale, e per farlo si affida al lavoro di traduzione di Patience, abilissima a intercettare le comunicazioni in arabo dei trafficanti. Cresciuta in giro per il mondo grazie alla madre, ora malata in una casa di cura, Patience soffre la noia e la fatica. Quando un giorno riconosce la voce della badante della madre in una delle intercettazioni, si adopera istintivamente per aiutare il figlio della donna. La partita di droga da lui trasportata svanisce all’improvviso sotto il naso di Philippe, investigatore di polizia che ha una relazione con Patience, e l’insospettabile traduttrice la recupera decidendo di mettersi in affari.

 

Da quando ho iniziato a frequentare i festival cinematografici e le anteprime stampa la mia curiosità nei confronti di interpreti e traduttori, che rendono intelligibili le parole di questo o quel personaggio, è cresciuta in modo esponenziale.

Anche il cinema si è spesso interessato alla categoria, che oggettivamente ha grandi potenzialità narrative. Mai prima di oggi, però, un traduttore aveva ricoperto il ruolo di doppiogiochista e criminale in un film in costante bilico tra noir/poliziesco e commedia.

“La Padrina – Parigi ha una nuova regina” di Jean-Paul Salomé, uscito al cinema a metà ottobre 2021 e disponibile da oggi su Sky Cinema e in streaming su NOW, è un mix di generi, che scommette forte sulla presenza di Isabelle Huppert, protagonista assoluta della storia.

L’attrice interpreta Patience, una donna elegante e colta, vedova da tempo e madre di due figlie. Patience lavora come interprete per la polizia, ma il suo lavoro e la sua intera esistenza sembrano procedere su un binario morto.

La donna è malinconica e annoiata, nonostante la relazione con l’investigatore Philippe, da lei considerato “troppo onesto”. E oltre tutto deve fare i conti con i capricci dell’anziana e malata madre, trasferita da qualche tempo in un costoso residence per anziani.

Ma come dice il detto, l’occasione fa l’uomo ladro. Patience ascolta una conversazione tra spacciatori e coglie l’opportunità di cambiare radicalmente vita, trasformandosi nella Padrina dello spaccio parigino.

Nonostante il tema della droga sia delicato e controverso, gli sceneggiatori lo affrontano con tono leggero, brillante, quasi ironico. Poliziesco e commedia si incontrano, anche se il connubio non è sempre credibile e solido.

Durante la visione di “La Padrina” si ha spesso la sensazione di avere davanti un progetto traballante, dispersivo nell’evoluzione dei personaggi e discontinuo nei toni. Il regista Salomé sembra non aver saputo trovare la giusta chiave per raccontare questa storia.

Ci sono diversi momenti in cui il film avrebbe potuto svoltare, prendendo una strada piuttosto che un’altra. Invece, di volta in volta, si sceglie di procrastinare il momento delle scelte, tra incongruenze e passaggi piuttosto inverosimili, soprattutto in chiave investigativa.

Questa “disarmonia creativa” costringe la bravissima Isabelle Huppert agli straordinari, nell’arduo compito di tenere dritta la barra del timone fino all’approdo finale. Nel ruolo della boss malavitosa carismatica l’attrice diverte, ma la sua performance non basta a colmare i limiti del film.

Il crimine non paga mai, ci ricorda ancora una volta la saggezza popolare. Ma in alcuni (rari) quasi, se al comando delle operazioni criminose ci sono donne determinate e scaltre, delinquere può diventare un modo per dare nuovo slancio a una vita altrimenti grigia e piatta.

 

Il biglietto da acquistare per “La Padrina – Parigi ha una nuova padrona” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

Previous articleWEEKEND AL CINEMA | 7 nuove uscite al cinema dal 25 agosto 2022
Next article“L’inchiesta du Barry”: recensione del romanzo di Frédéric Lenormand
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here