“La signora degli scrittori”: recensione del romanzo di Sally Franson

Garzanti pubblica un romanzo ambientato nel mondo della pubblicità e dell'editoria che va oltre il romance

Devo dire che La signora degli scrittori di Sally Franson, edito da Garzanti, è stato una piacevole sorpresa. Ero molto curiosa di leggere questo romanzo ambientato nel dietro le quinte del mondo dei libri, ma mi ero fatta, partendo solo dalla trama, un’idea completamente diversa – e sbagliata.

Mi aspettavo di trovarmi davanti la solita storia contemporanea e un po’ romantica, con una protagonista giovane, bella e pressoché senza difetti, impegnata a districarsi tra scrittori, case editrici e imprevisti vari. E invece…

Casey ha ventotto anni, un lavoro di successo in ambito pubblicitario. Le cose per lei cambiano quando la sua direttrice le affida un nuovo incarico: convincere degli scrittori di grido a sposare una nuova causa, e diventare testimonial per aziende in difficoltà. Casey ci mette tutto il suo impegno e comincia a incontrarli, uno dopo l’altro – e di tipi particolari ce ne sono.

Le cose sembrano andare alla grande, tra contratti chiusi e la storia d’amore con Ben Dickinson, uno dei primi scrittori che Casey ha reclutato. Ma tra un viaggio e l’altro tutto si muove sempre più velocemente, fino al punto di rottura. E Casey si ritrova sola, senza lavoro, senza fidanzato, apparentemente senza amici…

La mia sintetica descrizione non basta a rendere l’idea di quello che “La signora degli scrittori” è davvero. Più che un romance io lo definirei un vero e proprio romanzo di formazione e, per certi versi, anche un manuale di auto-aiuto.

Attraverso Casey e le sue disavventure, infatti, si ha modo di riflettere parecchio sulla società contemporanea e alcuni dei suoi maggiori “difetti” (la disparità di trattamento uomo/donna che purtroppo è ancora un dato di fatto, il mobbing sul posto di lavoro, la violenza sui social network), di interrogarsi sulla nostra vita e provare a capire se questa sta andando nella direzione che vogliamo oppure no.

Casey parla soprattutto alle donne, c’è poco da fare, e in generale l’immagine che degli uomini – soprattutto di quelli affermati, di potere e di successo – emerge da queste pagine non è delle migliori.

Personalmente ho trovato sconfortante la reazione della protagonista davanti alle due “aggressioni sessuali” che le capitano nel corso della storia, quasi non fosse sicura che la colpa fosse del predatore e non sua. Possibile che nel 2019 sia ancora questo il pensiero corrente? Che una donna debba sentirsi vittima per definizione, sottostare a certi comportamenti, aver paura di parlare, denunciare, farsi valere?

A scriverlo – dopo tutte le lotte di questi decenni e i traguardi raggiunti in termini di parità di genere – sembra impossibile. Ma poi ci guardiamo intorno, leggiamo un qualsiasi quotidiano o vediamo come viene massacrato sui social chi prova a farsi valere in determinati casi… e allora qualche dubbio che la Franson – pur con una certa leggerezza e con uno stile colorato e coinvolgente, che ti fa sentire Casey molto vicina – abbia descritto una situazione più realistica di quanto vorremmo viene.

 

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version