“La Sirenetta”: il live action ha del buono ma l’originale non si batte

Rob Marshall dirge per Disney un film che mescola realismo e magia, con buoni spunti

Un film di Rob Marshall. Con Halle Bailey, Mahmood, Jonah Hauer-King, Melissa McCarthy, Javier Bardem. Musical, 135′. USA 2023

Ariel è una sirena, una delle sette figlie del Re Tritone, ma ha una passione per il mondo di superficie che il padre non gradisce. Rischia la vita tra gli squali per esplorare i relitti in fondo al mare e raccogliere oggetti della terraferma, per lei molto misteriosi. Quando durante una tempesta salva un bel marinaio, che è anche un principe, ne resta perdutamente innamorata. I divieti del padre servono solo a spingerla in direzione di Ursula, la strega del mare, che le offre di renderla umana in cambio della sua voce. Ariel accetta e avrà solo tre giorni di tempo per baciare il principe, un’impresa ulteriormente complicata dal sortilegio della strega, che gioca sporco e le ruba anche la memoria…

Le domande che serpeggiano in sala prima della visione di un live action di un classico animato Disney, in questo caso di un vero e proprio cult degli anni ’90, sono sempre più o meno le stesse: c’era davvero bisogno di rifarlo? Cosa può dire in più dell’originale?

Proverò a sciogliere qualche dubbio a riguardo, partendo dalla prima domanda… Sì, c’era bisogno di questo adattamento, perché “La Sirenetta” riesce a raccontare esattamente la stessa storia del 1989 e a riportare a galla quelle stesse emozioni attraverso l’utilizzo di strumenti più moderni, rendendola il tutto quindi ancora molto attuale.

Nonostante si apra con un’epigrafe che richiama la fiaba di Hans Christian Andersen, piuttosto desolante, e metta in evidenza anche elementi di quella storia, come il divario all’apparenza invalicabile tra umani e sirene, il film di Marshall è per lo più debitore della versione di Clements e Musker del 1989.

L’inclinazione di Marshall verso il realismo si sposa bene con la sceneggiatura di Magee, ma non mancano nemmeno la magia e la bellezza, ad esempio con l’esplosione di colori del mondo sottomarino, questa luce in fondo al mare in aperto contrasto con i colori più cupi della terraferma.

Ciò che colpisce, però, al di là della convincente estetica, è il superamento della “semplice” storia di una sirena che si innamora di un umano. “La Sirenetta” racconta un cooming of age; parla del desiderio di trovare il proprio posto nel mondo, di scegliere cosa essere nella propria vita anche a costo di allontanarsi dalla propria famiglia.

E poi ovviamente c’è la colonna sonora. “Parte del tuo mondo”, “In fondo al mar” – cantata questa volta da un Mamhood/Sebastian tutto da ascoltare – e “Baciala” restano dei brani indimenticabili, ieri come oggi.

“La Sirenetta” è, a mio parere, uno dei ramake in live-action targato Disney più vicini a catturare quella magia che ha reso l’originale animato un classico. Ci riesce fino in fondo? Forse no, ma sicuramente, grazie all’approfondimento dei personaggi e alle corde emotive che vengono toccate, non sfigura nel catalogo dei suoi simili.

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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