L’amore liquido, Giusy di Dio

Andrea è appena stato lasciato dalla moglie. Una professione – quella di pittore – che non permette di sperare in un futuro più prospero, il recente fallimento del proprio matrimonio e il senso di colpa che lo opprime: sono queste le ragioni che lo inducono a trascinarsi per casa in lunghe giornate inutili, colme di dolore e frustrazione. La notizia dell’improvvisa gravidanza della moglie, sua musa e ragione di vita, che non ci ha messo molto a trovarsi un nuovo compagno, apre una ferita troppo larga da rimarginare. Fino a quando nella sua vita si insinua Lola, una donna ripugnante nell’aspetto e nei modi che, per una strana alchimia, lo attrae in maniera incontrollabile. Dopo un primo tentativo di resistenza, Andrea cede alla sua voglia di Lola, la accoglie nella propria casa e in se stesso. Con il solo intento di cancellare l’amore per la moglie, viene avviluppato in una relazione caratterizzata da passione, dipendenza psicologica e incomprensioni. Una relazione che rischierà di portargli via ciò che di più caro un uomo possa avere.


Da lettrice ho da sempre l’idea che raccontare sentimenti e situazioni positive sia relativamente più semplice che narrare il brutto, il disagio, la problematicità. Per questo, quando un romanzo riesce a trasmettere sensazioni come l’inquietudine e la malattia – della mente, soprattutto – a mio avviso non si può non definirlo un romanzo riuscito.

Quello di Giusy di Dio è un romanzo breve, quasi un racconto. Ma quanto materiale e quanta forza, in queste pagine. Tutto inizia come in una storia contemporanea: un uomo viene lasciato dalla moglie e cade in una spirale depressiva. Le cose precipitano, quando Andrea (il marito) scopre che Silvia (la moglie) aspetta un bambino. Da un altro uomo. Perché lui non è stato capace di darle quel figlio che lei tanto desiderava, e anche questo – stando alle parole di lui – ha portato alla rottura.

Inizialmente la storia sembra una storia “normale”. Poi fa la sua comparsa il personaggio – criptico, inquietante, rivoltante, per certi versi – di Lola, e tutto precipita. Lola è l’ossessione di Andrea, un cancro che lo corrode, ma di cui, al contempo, non riesce a fare a meno. Lola denigra il suo lavoro, lo spinge all’estremo. Lola compara e scompare. Non ha passato, non ha famiglia.

Il bello di questo libro, secondo me, è che nonostante la trama possa apparire lineare – almeno leggendo la sinossi – riesce sempre a sorprenderti. È sorprendente per il lettore fare la conoscenza di Lola e assistere allo sviluppo della sua storia con Andrea, vedere l’uomo che si inabissa, che taglia fuori il mondo e si perde in se stesso. È ancora più sorprendente lo spaccato finale, quando tutto viene alla luce e i nodi narrativi si sciolgono.

Non voglio anticipare niente, per non rovinarvi la lettura. Quello che mi sento di dire è che, nell’Amore liquido niente è come sembra. O quanto meno, la prima interpretazione non necessariamente è quella corretta.

Lo stile dell’autrice è potente, capace di trasmettere questa serie di emozioni avvolgenti e negative con maestria. Non è semplice essere incisivi, soprattutto raccontando le cose dal punto di vista di un personaggio di sesso diverso dal nostro. Invece l’Andrea di Giusy di Dio è credibile, sofferente, contorto quanto basta. Confesso che durante la lettura sono stata presa da un vero e proprio senso di claustrofobia, e non è una cosa così semplice da simulare.

È un libro importante, questo, una lettura che non può essere affrontata a cuor leggero, secondo me. Un linguaggio schietto e senza mezzi termini, per una storia drammatica dei giorni nostri. Con un finale sconcertante e tanto simbolismo. Sorprendente. Per molti versi.

 

L’AUTRICE | Giusy di Dio è nata a Vittoria, in Sicilia, nel 1976. Vive a Trento, dove esercita la professione di dottore commercialista. “L’amore liquido,” il suo romanzo d’esordio, prende vita tra i boschi del Monte Bondone.


 

 

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