“Le grand bal”: quando l’incontro tra corpi e musica genera bellezza

Laetitia Carton porta il pubblico alla scoperta del Festival che per sette giorni e otto notti fa ballare

Un film di Laetitia Carton. Documentario, 95′. Francia 2018

Ogni estate a Gennetines, paesino dell’Alvernia, duemila persone arrivano da ogni parte del mondo per ballare, per sette giorni e otto notti di fila. Non è un rave, e non è una gara di resistenza come quelle ai tempi della Grande Depressione: è il Grand Bal de l’Europe, festival di danza popolare dove chiunque, giovani e anziani, francesi e non, si lanciano in polke e mazurke, quadriglie e gironde, valzer impari e circoli circassiani. Un fiume umano in movimento che la mattina riceve lezioni da esperti provenienti da tutta Europa (sì, anche l’Italia, con insegnanti di pizzica a taranta) e la sera balla fino allo sfinimento, per poi lasciare posto ai giovanissimi protagonisti del “boeuf”, la versione notturna del Grand Bal, o unirsi a loro non stop.

 

Non passa giorno che non leggiamo sui giornali o sentiamo in tv come ormai si sia perso qualsiasi desiderio di comunicazione diretta, personale e fisica. Lo schermo del pc o dello smartphone rappresenta lo scudo perfetto dietro cui nascondersi; i social network la terra delle amicizie virtuali.

In questa nostra epoca triste ed egoista, sembra quasi che umanità, gentilezza e voglia di condividere siano diventate solo parole vuote. Quasi, appunto, perché esistono ancora delle piccole eccezioni a colori, nel nostro mondo in bianco e nero, luoghi dove è possibile respirare autenticità e vivere intensamente, senza alcun tipo di filtro.

Uno di queste “oasi di vitalità” è il Grand Bal de l’Europe, un festival di danza popolare della durata di sette giorni e otto notti, che si svolge ogni estate da 25 anni a questa parte nel paesino di Gennetines, in Alvernia.

Migliaia di persone arrivano da ogni parte del mondo, per partecipare. Ma se non credete di riuscire a tenere il ritmo, potete almeno farvi un’idea precisa di cosa vi perdete attraverso il documentario di Laetitia Carton, presentato al Festival di Cannes 2018 e candidato come miglior documentario al Premio César 2019.

Ci piace immaginare il Grand Bal come una sorta di Woodstock del ballo, senza però gli eccessi che hanno caratterizzato quella storica adunanza. In Francia, infatti, si partecipa a un’esperienza sì trascinante e unica ma assolutamente legale.

La Carton conduce lo spettatore alla scoperta di un vero e proprio microcosmo dove uomini, donne, ragazzi, vecchi, accomunati dal desiderio di ballare e stare insieme, lasciano per sette giorni fuoru dalla porta ogni problema. Chi partecipa al Grand Bal, infatti, entra come in una sorta di dimensione senza tempo, dimenticando per qualche ora cellulari e social, e riscoprendo la bellezza del contatto.

Da vera appassionata di ballo e innamorata dell’evento, dopo aver filmato oltre 200 ore live, la regista è riuscita, grazie ad un accurato lavoro di montaggio, a trasmettere allo spettatore profano cosa significhi vivere quest’esperienza – colpiscono le espressioni allegre e felici dei ballerini, che vanno al di là della stanchezza e dei limiti per non perdere neppure un minuto di ballo.

Il Grand Bal è solo sulla carta un festival di danza. In realtà incarna la speranza, rinnovata ogni anno, che possa esserci ancora, nel mondo di oggi, la voglia e la possibilità di stare insieme. Fisicamente.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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