Lettera aperta ad Alberto Barbera | “Sunset” e “Dragged across concrete”

Due film che si avvicinano al nulla cosmico, tra scelte infelici nella sceneggiatura e nella regia

Gentile Alberto Barbera, ogni promessa è debito, almeno per il sottoscritto. Immagino che dopo tre anni di “frequentazione” abbia imparato a conoscermi e probabilmente da giorni cercava il mio pezzo, nella sua personale rassegna stampa, ansioso e curioso di sapere quale film sarebbe stato oggetto della mia missiva festivaliera.

Ebbene, caro Direttore, i film di cui volevo parlare con lei, cercando di capire cosa vi ha spinto a selezionarli per Venezia 75, sono due: “Sunset” di László Nemes (in concorso) e “Dragges across concrete” di S. Craig Zahler (Fuori concorso). Il primo dura 142’, il secondo 158’. Un totale di 300’ tondi tondi, ovvero cinque ore.

Cinque ore della mia vita e di quella di qualche centinaio di colleghi andate irrimediabilmente perse nella mission impossible di campire e poi raccontare al pubblico questo nulla quasi cosmico sul piano drammaturgico e, in parte, anche creativo. Purtroppo non mi viene in mente altra definizione per le due pellicole sopracitate.

Sono desolato, ma sento il bisogno di segnalarle che è stato vittima di un clamoroso caso di fake cinematografico o se preferisce registico. Inserire “Sunset”, il nuovo film del premio Oscar László Nemes, nel programma deve essere stato per lei motivo di orgoglio, nella speranza di assistere a un altro exploit del cineasta ungherese dopo “Il figlio di Saul”.

“Dragged across concrete” rientra più nella categoria dei progetti da passo più lungo della gamba, con tante tematiche attuali che inserite in una certa idea di cinema finiscono per snaturare il tutto.

Per ora è tutto, caro Direttore. Alla prossima lettera.

Con stima,

Vittorio

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