Lettori in calo: 10 motivi per cui, in Italia, leggere non va di moda

Dalla scarsa educazione alla lettura nelle scuole alla mancanza fisica di tempo da dedicare ai libri

di Tiziana Iaccarino

 

Nella prima puntata del programma “L’indice puntato”, in onda su Radio Sputnyk Network, è intervenuto Michela Alessandroni, della casa editrice digitale flower-ed di Roma. Nell’intervento si è dato ampio spazio alle contraddizioni del mondo editoriale.

Quanto sia difficile per un giovane autore farsi notare ed emergere, oggi, è cosa nota, ma spesso non si parla dell’impreparazione che certi scrittori mostrano nell’affrontare le difficoltà del settore in cui dicono di volersi affemare. C’è di più: spesso questi scrittori non sono lettori forti, non leggono le opere altrui e sono in generale poco preparati.

Ma cosa comporta questa tendenza e perché in Italia ci sentiamo tutti un po’ scrittori, ma molto poco lettori? Esistono delle strategie per avvicinare il pubblico alla lettura, per rendere di moda un’attività come questa, che sempre di più viene messa in secondo piano?

Quello che è certo è che per proporre idee valide prima si devono capire i motivi per cui si legge poco. Analizziamo insieme i 10 più comuni, almeno secondo me.

 

1 In Italia si fa poca educazione alla lettura ai bambini. I genitori, molto spesso restii a leggere, non trasmettono ai figli la passione per i libri. A scuola gli insegnanti non riescono a invogliare gli studenti e questi ultimi finiscono per vedere la lettura come una costrizione e non come un piacere, come un qualcosa che devono fare per forza, per la scuola, per dovere, per compito e non per cultura o voglia e piacere personale.

2 In Italia la cultura viene propagandata molto poco. Non si pubblicizza la lettura, non si invoglia a leggere attraverso gli eventi – escluse le fiere culturali. Ma qui stiamo parlando di invogliare il pubblico generico – non gli appassionati e i cultori del libro -, tutte quelle persone che guardano la televisione e che da quella si lasciano coinvolgere.

3 Viviamo in una società nervosa e stressata, dove le persone hanno bisogno di sfogarsi, di esprimersi, di parlare, di scrivere, ma non di ascoltare gli altri – quindi nemmeno di leggere gli altri.

4 Si tende a spendere tanto in tecnologia, in oggetti che vanno di moda (smartphone, tablet) ma che sono poco utili alla propria cultura e preparazione professionale e personale. Nonostante questi device possano aiutare a imparare non sono di per sé portatori di cultura.

5 Troppo spesso capita di imbattersi in autori poco avvincenti e in opere poco interessanti che scoraggiano chi già non è abituato a leggere. Dopo essersi annoiati una volta, si è restii a riaprire un libro.

6 Nella vita di tutti i giorni non si ha il tempo materiale per leggere. Le vacanze possono aiutare, ma si tratta di poche settimane all’anno, e comunque anche in quelle occasioni chi non è abituato ad acquistare libri preferisce passatempi diversi.

7 Si crede che la lettura significhi noia, quindi che leggere e scoprire mondi paralleli raccontati su carta o in digitale possa annoiare piuttosto che divertire.

8 La crisi mondiale ha portato alla ribalta abitudini poco virtuose e abbattuto le altre. Molti di coloro che prima spendevano in libri ora si trovano, magari per necessità, a dover essere più oculati. Succede anche che si rinunci più volentieri a un libro che a una pizza.

9 L’editoria cartacea è entrata in crisi, anche per via dell’avvento del digitale. In sintesi tutti acquistano meno libri, ma gli eBook non coprono ancora le perdite del segmento tradizionale, visto che nella nostra società le nuove tendenze faticano a imporsi.

10 Si crede che la lettura sia un passatempo inutile, che non porta a nulla, quando invece leggere significa accrescere la propria cultura, il proprio vocabolario, usare in modo più consapevole la lingua e soprattutto impratichirsi degli argomenti trattati nei libri.

 

E voi cosa ne pensate? Quali sono i motivi per cui, da noi, si legge così poco?

 

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