“Lightyear – La vera storia di Buzz”: un’avventura stellare dalla grafica top

Cosa ha portato Buzz ad avere la sua serie di giocattoli? Il film di Angus MacLane lo racconta

Un film di Angus MacLane. Con Alberto Boubakar Malanchino, Ludovico Tersigni, Chris Evans, Taika Waititi. Animazione, 100′. USA 2022

Buzz Lightyear è alle prese con il suo primo volo di prova che dovrebbe durare solo quattro minuti, ma succede qualcosa di straordinario durante il test. Mentre è in volo, il ranger spaziale sembra attraversare un varco temporale che lo porta 62 anni avanti nel tempo. Ora che si trova nel futuro, Buzz non dovrà cercare soltanto un modo per tornare a casa sua, nel passato, ma dovrà anche aiutare un gruppo di improvvisati combattenti a fronteggiare un’invasione di robot alieni, guidati dal malvagio imperatore Zurg. Ad accompagnarlo in questa missione nel futuro c’è Sox, il suo fedele robot di compagnia.

 

Il nuovo film Pixar, il 26°, e il primo a essere distribuito nelle sale dopo che la pandemia ha scombinato diversi piani degli studios spingendoli a preferire l’uscita delle loro pellicole solo in streaming, (ri)porta sul grande schermo uno dei personaggi più amati, lo space ranger Buzz Lightyear.

Sbagliereste, però, pensando di avere davanti una semplice origin story: “Lightyear – La vera storia di Buzz”, infatti, viene concepito come il racconto dei fatti che hanno portato la mamma di Andy, il bambino di “Toy story”, a comprare al figlio, nel 1995, il celeberrimo giocattolo. Cosa ha reso Buzz famoso, tanto da avere una serie di action figure a sua immagine? Stiamo per scoprirlo.

Il film diretto da Angus MacLane, con la sua grafica meravigliosa e l’ambientazione intergalattica, piacerà sicuramente ai più piccoli. Gli adulti, invece, potrebbero notare l’assenza di quel gusto retrò e un po’ malinconico che per certi versi hanno fatto la fortuna del franchise.

MacLane e il suo co-sceneggiatore, Jason Headley, fanno un ottimo lavoro nell’inserire in “Lightyear” tanti elementi tipici del genere sci-fi, con chiari riferimenti ai blockbuster del genere. I direttori della fotografia Jeremy Lasky e Ian Megibben sono poi bravi a conferire a questo pianeta lontano un aspetto maestoso e a volte inquietante.

Non mancano neppure alcuni temi cari alla Disney: l’esaltazione del lavoro di squadra e la sottolineatura che nessuno è perfetto e infallibile, ad esempio. Quello che manca, se mai, è proprio la capacità del protagonista di fare la differenza, di mettersi in luce. Alla fine si ha come l’impressione che, nonostante la bella confezione e qualche gag divertente, questa avventura non aggiunga molto alla nostra comprensione di Buzz. Che fosse evitabile, ecco.

A catturare la scena, alla fine, è l’adorabile gatto robot Sox, che con le sue espressioni e la sua voce computerizzata regala risate e perle di saggezza. Un personaggio secondario iconico, lui sì, che siamo certi rimarranno nella storia dello studio. E la colonna sonora di Michael Giacchino, deliziosa parodia della roboante musica dei film spaziali che eleva ogni scena in cui viene inserita.

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