“Lo Schiaccianoci e i quattro regni”: una fiaba in cerca d’identità

Design creativo, bei costumi ed effetti speciali, ma personaggi poco convincenti e trama dispersiva

Un film di Lasse Hallström, Joe Johnston. Con Keira Knightley, Mackenzie Foy, Misty Copeland, Helen Mirren, Morgan Freeman. Avventura, 99′. USA 2018

Tutto ciò che vuole Clara è una chiave capace di aprire una scatola che contiene un dono speciale lasciatole dalla madre defunta. Un filo d’oro, che riceve durante la festa annuale del padrino Drosselmeyer, la conduce all’ambita chiave e a un mondo magico e parallelo alla sua realtà. È lì che Clara incontra un soldato di nome Phillip, una banda di topi e reggenti che presiedono a tre reami: la terra dei fiocchi di neve, quella dei fiori e infine quella dei dolci. Clara e Phillip devono sfidare l’infausto Quarto Regno a cui fa capo la tiranna Madre Ginger, per recuperare la chiave e riportare l’armonia nel mondo.

 

Basato sul racconto del 1816 di E.T.A. Hoffmann “Schiaccianoci e il re dei topi”, “Lo Schiaccianoci e i quattro regni” riporta sullo schermo un’affascinante favola natalizia, già adattata molte in volte in passato per il teatro e per il cinema, non ultimo dal francese Alexandre Dumas padre.

Clara (Foy) aspetta di passare un altro Natale incompleto, dopo la scomparsa della madre. Un filo d’oro, ricevuto in dono durante la festa annuale del padrino Drosselmeyer, la conduce in un mondo magico, parallelo al nostro.

Lasse Hallström e Joe Johnston co-dirigono una nuova versione della storia che unisce elementi tratti da quella di Hoffmann e dalla celeberrima rielaborazione di Čajkovskij, il balletto composto nel 1891-1892, a elementi creativi di design.

Il risultato è un film che, per tutta la durata, cerca di trovare una sua identità tra una miriade di idee, temi e toni, non riuscendoci a pieno. In una scena sembra di avere davanti un classico natalizio per famiglie, in quella dopo un film dell’orrore, poi un’avventura fantasy, alla fine una generica storia d’azione.

Altro problema è la figura dello Schiaccianoci. Nella storia originale era uno dei personaggi principali, qui diviene un comprimario, una sorta di aiutante per la vera stella della storia, Clara.

Gli stessi quattro regni, per quanto fantasiosi e colorati, danno l’impressione di non essere troppo originali, di essere nati unendo spunti e intuizioni prese da altri film. È come se la pellicola, per quanto ci provi, non riesca proprio a creare un immaginario memorabile e, cosa più importante, tutto suo.

Se c’è qualcosa che salva “Lo Schiaccianoci e i quattro regni” dalla mediocrità è sicuramente il design molto creativo, i costumi stupefacenti, che fanno restare molti bambini a bocca aperta, gli effetti speciali.

Peccato che i personaggi, invece, risultino piuttosto insignificanti, quasi spersi in questo caleidoscopio di colori e impulsi che, però, non coinvolgono davvero chi guarda e non lo spingono a interessarsi più di tanto alla sorte di Clara e compagnia.

 

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