“LORO 1”: Silvio Berlusconi e la sua corte decadente secondo Sorrentino

Quando l’Italia sembrava El Dorado ma la realtà era pallida e deprimente sotto la superficie dorata

di Riccardo Carosella

 

Un film di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen. Biografico, 104′. Italia, 2018

Faccendieri ambiziosi e imprenditori rampanti, cortigiane – vergini per niente candide che si offrono al drago, addestrate da molti anni di pubblicità sessiste e trasmissioni strillate – politici corrotti, giullari, acrobate: è il circo che sta intorno a Silvio Berlusconi, nella “rielaborazione e reinterpretazione a fini artistici” messa in scena da Paolo Sorrentino.

 

Tutto vero. Tutto falso. “LORO 1” di Paolo Sorrentino è uno spaccato vivido e spregiudicato dell’Italia contemporanea, un’Italia decadente, volgare e priva di valori che cerca la sua affermazione nel Dio denaro, nei piaceri sfrenati (sesso e droga in primis) e nel culto del successo, da raggiungere con ogni mezzo e a qualsiasi costo.

L’Italia del 2000, insomma, quella dei finti valori creati dai mass media, dalla politica corrotta e dal concetto di apparire come mezzo per arrivare e poi essere – chi, non importa. L’importante è centrare i propri obiettivi.

Sullo sfondo di questa realtà di cartapesta, la figura simbolica e (quasi) leggendaria dell’ex premier Silvio Berlusconi, interpretato da un gigantesco Toni Servillo che si serve di una mimica magistrale per rendere uno dei personaggi più influenti della recente storia italiana.

Il film si divide in due parti, e solo nella seconda appare il personaggio di Berlusconi. Nella prima, quella decisamente più grottesca e ripugnante, troviamo l’imprenditore Gianpaolo Tarantini (Scamarcio), arrivista senza moralità che attraverso giri di prostituzione e serate mondane a contatto con “gente importante” cerca di avvicinare Lui – lo chiamano così, nell’ambiente, il premier. Quasi si trattasse di un’entità divina, soprannaturale, che difficilmente si può avvicinare perché troppo in alto.

Nella seconda parte entra in scena Berlusconi, raccontato sotto il profilo umano e mai politico. Sorrentino rappresenta un uomo ricco, potente, deificato ma al contempo buono, semplice, in un certo senso ingenuo. Un uomo che cerca sempre e comunque, anche a distanza di anni, di sorprendere e strappare un sorriso alla moglie Veronica (Ricci).

Un uomo che cerca di instillare nel nipote delle convinzioni e dei principi, perché nella sua famiglia non può esserci una anello debole. Qui tutti devono lavorare, impegnarsi per crearsi una carriera e un’immagine con le proprie mani e con il costante impegno.

Un uomo che si diverte a passare i pomeriggi nella villa in Sardegna col fedele compare Apicella, col quale canta e improvvisa melodie. Un uomo che sembra avere tutto e in un certo senso tutti, ma che invece sente sempre di poter fare e dare di più.

Un uomo che non molla mai, che ha sempre voglia di stare nella mischia e che non sa cosa vuol dire farsi da parte. Per lui non conta tanto avere ma esserci! Sempre e comunque, anche a costo di rischiare e sbagliare.

Un uomo dall’orgoglio smisurato e dalle grandi passioni – il calcio, oltre alle donne – che però nasconde un lato umano. Che a tratti può sembrare falso ma probabilmente è solo la sua vera natura; una natura fatta di tante contraddizioni ma anche di valori importanti che lo hanno reso il personaggio che è – criticato, ammirato, invidiato.

Perché in tanti vorrebbero essere lui. Ma solo Silvio Berlusconi può essere Silvio Berlusconi.

 

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