“Lovely boy”: una (classica) parabola di ascesa e rinascita giovanile

Dalla scena trap romana a un centro di recupero sulle Dolomiti: la storia di Nic/Lovely Boy

Una scena del film "Lovely boy" di Francesco Lettieri (2021).

Un film di Francesco Lettieri. Con Andrea Carpenzano, Ludovica Martino, Enrico Borello, Daniele Del Plavignano, Riccardo De Filippis. Drammatico, 133′. Italia 2021

Nic, in arte Lovely Boy, è l’astro nascente della scena musicale romana. Tatuaggi e talento puro, forma insieme all’amico Borneo la XXG, un duo lanciato verso il successo. Risucchiato in una spirale di autodistruzione, Nic è perso e trascinato dagli eventi che lo porteranno fino a un punto di rottura: potrà fare i conti con se stesso solo lontano da tutto quel rumore. In una comunità di recupero sulle Dolomiti che accoglie persone che come lui sono cadute nel baratro della droga, tenterà faticosamente di ritrovarsi, condividendo la grande solitudine che si porta dentro.

 

Gli appartenenti alla mia generazione, i nati tra fine anni ’70 e inizio anni ’80 diciamo, che si sono immedesimati nei personaggi di “Trainspotting” di Irvine Welsh, portati sullo schermo in modo indimenticabile da Danny Boyle, e hanno visto nel corso degli anni attori, cantanti, sportivi di ogni genere rovinarsi per colpa della droga potranno trovare qualcosa di interessante in “Lovely Boy”, film di chiusura delle Giornate degli autori?

Difficilmente – non me vogliano il regista Francesco Lettieri e il buon cast. Purtroppo il film è una minestra riscaldata, per un certo tipo di pubblico; una buona minestra, certo, ma già provata in così tante versioni da risultare giocoforza sciapa. E le due novità della storia – la musica trap e i social – cambiano poco o nulla in una trama prevedibile, già vista. 

“Lovely Boy” si rivolge ai giovani, e su di loro ha buone chance di fare presa. Visto anche che punta quasi tutto sulla fisicità e il carisma di Andrea Carpenzano, attore romano in rapida ascesa, e di Ludovica Martino, che il pubblico ha imparato ad apprezzare prima di tutto nella serie cult “Skam”. 

I due si ritrovano dopo aver recitato insieme nel film “Il campione” (qui la mia recensione). E confermano una buona intensa, alchimia e complementarità attoriale. La coppia piace e allo stesso tempo fa disperare, viste le dinamiche sentimentali che si sviluppano tra i loro personaggi.

Se Ludovica Martino nel ruolo della fidanzata/brava ragazza svolge un ruolo di supporto, Carpenzano regge sulle sue spalle il peso del film. Il personaggio di Nic sembra scritto appositamente per la sua fisicità, indole e “romanità” e lui scompare dentro il ruolo, trasmettendo inquietudine, sbandamento, fragilità e allo stesso tempo un’inspiegabile volontà autodistruttiva che rischia di costargli tutto.

“Lovely Boy” si sviluppa su due linee temporali alternate: il presente, in cui Nick si trova in un centro di riabilitazione in Trentino dove l’età media degli ospiti è sopra i 40 (e questo porta a delle divertenti scene di approccio e conoscenza), e il passato, con l’ascesa della XXG e il parallelo inabissamento del ragazzo nella dipendenza. 

Le due linee si incrociano nel finale aperto, decisamente allungato e ridondante, che nella messa in scena non soddisfa purtroppo nessun tipo di pubblico, né gli ottimisti né i cinici. Il film diventerà il nuovo “Trainspotting”? Per i giovani, forse. Per chi ha visto il primo decisamente no. 

 

Il biglietto da acquistare per “Lovely Boy” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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