Una serata a Venezia con Luca Guadagnino: “Fiori, fiori, fiori!” e “Salvatore – Shoemaker of dreams”

Un cortometraggio deludente e amatoriale e un documentario su una vera eccellenza italiana alla Mostra del cinema di Venezia

Ieri io vostro inviato aveva in agenda una serata a Venezia con Luca Guadagnino. La direttora Turillazzi aveva inserito nella sua lista il corto “Fiori, fiori, fiori!'”, girato dal regista siciliano pochi giorni dopo la fine del lockdown, e a questo è seguita la visione del documentario “Salvatore – Shoemaker of dreams”.

 

“FIORI, FIORI, FIORI!”

Un cortometraggio di Luca Guadagnino. 12′. Italia 2020

Durante il lockdown per la pandemia del Covid, Luca Guadagnino, con una piccola troupe, scende in Sicilia da Milano armato soltanto di uno smartphone e di un tablet, per bussare alle porte degli amici d’infanzia e capire con loro come hanno vissuto questo momento eccezionale che ha unito il mondo intero.

 

Il direttore Barbera aveva presentato il cortometraggio come una sorta di blitz di Guadagnino in Sicilia, dove il regista era sceso, solo un cellulare e un tablet alla mano, per rivedere luoghi e amici all’indomani dell’emergenza.

La direttora e voi lettori vi aspettare un mio giudizio su questi dodici minuti. Ebbene, dopo lunghe e ponderate riflessioni, sono arrivata alla conclusione che la migliore recensione possibile sia: “Fiori, fiori, fiori! è un emerita ed evidente minc….a col botto”.

Non è colpa di Guadagnino, semmai del caro direttore della Mostra del cinema, che ha pensato bene di riempire il cartellone con un video amatoriale, che si distingue a malapena dai celeberrimi e temutissimi filmini del matrimonio.

La proiezione è stata accolta da un silenzio assordante, e la colpa, mi duole dirlo, non è stata solo dei numeri ridotti di presenze causa distanziamento e nuove norme Covid.

 

“SALVATORE – SHOEMAKER OF DREAMS”

Un film di Luca Guadagnino. Documentario, 121′. Italia 2020

L’appassionante storia umana, artistica e imprenditoriale di Salvatore Ferragamo, dall’infanzia a Bonito, dove ha realizzato le sue prime scarpe, al viaggio in America in cerca di fortuna, dalle esperienze a Hollywood al ritorno in Italia, dal rischio del fallimento alla rinascita nel suo laboratorio di Firenze fino alla definitiva consacrazione. Carattere, istinto, genio, curiosità e straordinaria intuizione: Salvatore – Shoemaker of Dreams mostra il mistero e il fascino di una figura complessa, un’icona della moda italiana e mondiale che non ha mai perso di vista l’importanza dei legami famigliari. Il docufilm, con la voce narrante di Michael Stuhlbarg, si avvale di immagini inedite e testimonianze che vedono protagonisti, accanto ai membri della famiglia Ferragamo, il regista Martin Scorsese, la costumista Deborah Nadoolman Landis, e numerosi studiosi, docenti, stilisti, giornalisti, critici di moda e cinematografici.

 

A salvare la faccia e la serata a Guadagnino e soprattutto al caro direttore Barbera è stato “Salvatore – Shoemaker of dreams”, l’interessante documentario sulla vita geniale e di fatica di Ferragamo, alias il calzolaio dei sogni, capace di conquistare il mondo partendo da Bonito, sperduto paesino della Campania.

Ferragamo ha voluto ad ogni costo diventare un calzolaio, andando inizialmente contro la volontà dei genitori. Bisogna pensare che, sul finire dell’Ottocento, il mestiere era considerato estremamente umile. Dopo essere divenuto garzone di bottega, Salvatore, a 12 anni, lascia Bonito per Napoli: è il primo passo di una lunga cavalcata di questo artigiano visionario, testardo e sognatore che appena sedicenne volò negli Stati Uniti.

Imprenditore e artigiano di talento, Ferragamo fu un vero studioso del piede. Seguì diversi corsi di medicina per studiare lo scheletro umano e penetrare i segreti dell’equilibrio – e proprio in questa ricerca risiede uno dei segreti del suo successo.

Luca Guadigno costruisce un racconto elegante, attento, avvolgente, da cui emergono splendidamente l’anima, il pensiero e il genio di Salvatore Ferragamo, attraverso le parole della sua autobiografia.

Una visione godibile, piacevole e stupefacente, forse un po’ lunga, ma sicuramente consigliata per chi tende a dimenticare quanto di grande abbiano saputo fare gli italiani nel campo della moda e degli accessori.

 

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