“Lucky”: un ritratto agrodolce della senilità costruito su un grande attore

John Carroll Lynch dirige un grande Harry Dean Stanton in un film che parla della vita, non della morte

di Marzia Samini

 

Un film di John Carroll Lynch. Con Harry Dean Stanton, David Lynch, Ron Livingston, Ed Begley Jr., Tom Skerritt. Drammatico, 88′. USA 2017

Alla soglia dei novant’anni Lucky tiene fede al suo nomignolo. Pur fumando un pacchetto di sigarette al giorno e bevendo alcolici, le sue cartelle mediche sono impeccabili. Ma dopo una caduta comincia a temere la morte e la solitudine.

 

C’è differenza tra stare da soli e sentirsi soli, e forse basterebbe questa frase per descrivere il film di John Carroll Lynch “Lucky”, costruito intorno alla performance maiuscola di Harry Dean Stanton.

La storia è quella di un novantenne, Lucky, che improvvisamente si sente sulle spalle tutto il peso dei suoi anni, la fragilità di una vita giunta all’ultima tappa. Da questa immensa ed effimera consapevolezza il film inizia e finisce.

Il personaggio, più che ateo cinico, inizia a volgere lo sguardo indietro e avanti, e se per la prima ora di lui sappiamo poco o niente, la paura della morte, di morire solo, senza mai essersi raccontato e aperto lo trascina verso i suoi ricordi e la necessità di avere qualcuno.

L’amicizia si scopre essere l’unica cosa importante, vera e necessaria, ma questo lo svela il tempo e le tante domande che trovano risposta in una testuggine. Cosa c’entra una testuggine, ora? Be’ questo lo scoprirete solo guardando questo film pazzesco, dove i dialoghi veicolano significati profondi e mai banali, e le emozioni ti travolgono senza che tu abbia il tempo di capire il perché.

Ma una cosa posso dirla: la testuggine è l’animagus, il destino, il sorriso, e grazie all’incontro con un vecchio marine, Lucky capirà l’importanza di un sorriso, dell’ultimo sorriso che un novantenne può dare alla vita.

Poche parole, tante quante bastano. Un film che riflette sulla vita e non sulla morte, che si avvicina e si allontana dalla religione per poi finire nella filosofia, quella buddista. Ho già detto troppo… Solo un consiglio, non ve lo perdete.

 

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version