“Ma Rainey’s Black Bottom”: un flusso inarrestabile di parole e blues

Viola Davis e Chadwick Boseman nel film tratto dall'opera del premio Pulitzer August Wilson

Un film di George C. Wolfe. Con Viola Davis, Chadwick Boseman, Glynn Turman, Colman Domingo, Michael Potts. Drammatico, 94′. USA 2020

La tensione sale e gli animi si scaldano durante una sessione di registrazione pomeridiana nella Chicago degli anni ’20, mentre un gruppo di musicisti attende la rivoluzionaria artista e leggendaria “Madre del blues”, Ma Rainey. In ritardo all’appuntamento, l’impavida e agguerrita Ma scatena uno scontro di opinioni con il manager e produttore bianco riguardo alla propria musica. Mentre la band aspetta nella claustrofobica sala prove, l’ambizioso cornettista Levee, che ha una cotta per l’amica di Ma ed è determinato a lasciare la sua impronta nell’industria musicale, sprona i suoi compagni musicisti a condividere storie e verità che cambieranno per sempre il corso delle loro vite.

 

Non me vogliano i fan del compianto Chadwick Boseman né quelli, anche più numerosi, di Viola Davis. Non me ne vogliano nemmeno i colleghi che hanno già indicato “Ma Rainey’s Black Bottom” come uno dei maggiori candidati per gli Oscar. Ma personalmente non sono così sicuro che il film di George C. Wolfe farà incetta di statuette.

Ripetere il successo di “Barriere”, sfruttando l’onda emotiva e sociale che sta attraversando gli Stati Uniti in questo tormentato 2020, non era semplice. E penso che la tematica importante non dovrebbe mai coprire i limiti e le criticità di un film. 

“Ma Rainey’s Black Bottom” nasce come pièce teatrale, con il suo flusso inarrestabile di parole, e sul palcoscenico sarebbe dovuta rimanere, secondo me. L’indubbia bravura della Davis e di Boseman non bastano infatti a evitare un cortocircuito artistico, strutturale e drammaturgico.

Il film permette di conoscere meglio la condizione degli afroamericani nell’America di fine anni ’20, la vita e la personalità dei musicisti blues e le divisioni interne alla stessa comunità nera riguardo alla questione razziale. Il tutto attraverso un racconto di dolore, privazione e desiderio di riscatto.

Lo spettatore è travolto dalla forza verbale e dal taglio introspettivo di una sceneggiatura che, lentamente quanto inesorabilmente, spoglia ogni interprete di qualsiasi sovrastruttura, evidenziandone la parte più nascosta, profonda e financo oscura.

“Ma Rainey’s Balck Bottom” diviene, con il passare dei minuti, una sorta di terapia di gruppo dove, a turno, ogni personaggio butta fuori il proprio disagio, le difficoltà, le proprie idea sulla vita e sulla politica.

La registrazione del disco è solamente il pretesto narrativo per dare voce a una comunità divisa quanto insofferente, e stavolta “i bianchi” svolgono un ruolo marginale, di spalla ai protagonisti.

Nonostante la solida e vibrante drammaturgia e il cast in grande spolvero, questo adattamento cinematografico risulta depotenziato e autoreferenziale rispetto alla pièce teatrale.

Lo spettatore viene scosso dalle fiammate attoriali dell’irriconoscibile Viola Davis e dall’incontenibile Chadwick Boseman, che rappresentano l’alfa e l’omega della condizione dei neri in quell’epoca. Lei è un’artista affermata, ossequiata dai produttori bianchi. Lui, dopo un’infanzia travagliata, vorrebbe emergere in campo musicale. 

I duelli verbali tra i due rappresentano, indubbiamente, i momenti più riusciti e tosti di un film che, nel complesso, invece, è lento e ripetitivo.

Non si può scappare dal proprio passato, e spesso questo finisce per condizionare drammaticamente anche il futuro. E, ieri come oggi, purtroppo, avere talento non necessariamente basta per emergere.

 

Il biglietto da acquistare per “Ma Rainey’s Black Bottom” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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