“Macchine mortali”: una nuova saga fantasy dal gusto steampunk

Dal romanzo omonimo di Philip Reeve, un film visivamente accattivante che penalizza gli attori

Un film di Christian Rivers. Con Hugo Weaving, Robert Sheehan, Stephen Lang, Jihae, Colin Salmon, Hera Hilmar. Fantasy. Nuova Zelanda, USA 2018

Cosa succede se le città hanno delle ruote e possono spostarsi per il mondo? Migliaia anni dopo la “Guerra dei sessanta minuti”, il cataclisma che ha distrutto l’intero mondo civilizzato, la razza umana si è evoluta e adattata al nuovo stile di vita. Gigantesche metropoli in movimento vagano per la Terra sottomettendo brutalmente le città più piccole. Tom Natsworthy, orfano proveniente da una classe inferiore della grande città trazionista di Londra, si ritrova a dover combattere per la sopravvivenza dopo essersi imbattuto in Hester Shaw, una pericolosa fuggitiva. I due opposti, che non avrebbero mai dovuto incontrarsi, formeranno un’alleanza destinata a cambiare il corso del futuro.

 

Tratto dal primo dei quattro romanzi della serie di Philip Reeve, “Macchine mortali” di Christian Rivers si svolge secoli dopo che la civiltà sulla Terra è stata annientata da un olocausto nucleare noto come la Guerra dei sessanta minuti.

L’umanità si è dovuta adattare e si è evoluta in un nuovo stile di vita: gigantesche città in movimento ora vagano per il pianeta, predando spietatamente le realtà più piccole.

Il concetto di darwinismo urbano, che è alla base del mondo post-apocalittico immaginato dallo scrittore e illustratore britannico, viene tradotto molto bene all’interno del film sia visivamente che concettualmente.

I primi 20′, che mostrano inseguimenti in città, sono quasi perfetti, ed evocano un senso di grandezze e magnificenza. Imponenti bestie di metallo attraversano il paesaggio, e successivamente l’una l’altra, lasciando tracce gigantesche nella loro scia.

Se sulla costruzione delle ambientazioni e sul design dal sapore steampunk viene posta grande attenzione, non si può dire altrettanto sulla costruzione dei personaggi, che restano come un po’ schiacciati dalla grandezza di ciò che li circonda. Non è un caso che il migliore del gruppo sia Shrike, una creatura robotica, uno zombie, creato al computer.

La mobile Londra che si muove e inghiotte letteralmente una cittadina più piccola è una bella metafora per il capitalismo. Nonostante i riferimenti al presente – il Pianeta moribondo e spoglio, l’umanità sull’orlo dell’estinzione a causa della propria arroganza – “Macchine mortali” risulta piuttosto convenzionale. Piacevole, ma convenzionale.

 

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