“Mai dimenticare. Nevernight”: recensione del libro di Jay Kristoff

Il Libro primo degli accadimenti di Illuminotte, edito da Mondadori, è un fantasy complesso

Un fantasy complesso e sfaccettato, che mescola abilmente avventura, ironia, magia, “sentimenti” e violenza a volontà: Mai dimenticare. Nevernight è il Libro primo degli accadimenti di Illuminotte, la trilogia di Jay Kristoff edita da Mondadori.

Destinata a distruggere imperi, Mia Corvere ha solo dieci anni quando riceve la sua prima lezione sulla morte. Sei anni dopo, la bambina cresciuta tra le ombre si avvia a mantenere la promessa che ha fatto il giorno in cui ha perso tutto. Ma le possibilità di sconfiggere nemici così potenti sono davvero esili, e Mia è costretta a trasformarsi in un’arma implacabile.

Deve mettersi alla prova tra i nemici – e gli amici – più letali, e sopravvivere alla protezione di assassini, mentitori e demoni, nel cuore stesso di una setta dedita all’omicidio. La Chiesa Rossa non è una scuola come le altre, ma neanche Mia è una studentessa come le altre. Le ombre la amano. Si nutrono della sua paura.

Di “Mai dimenticare. Nevernight” ho apprezzato molte cose, non ultimo il fatto di essere uscito il 3 settembre insieme al Libro secondo e al Libro terzo della serie (I grandi giochi, Alba oscura). Non so se continuerò subito nella lettura o lascerò passare qualche giorno – e qualche libro – prima, ma il non dover attendere, volendo, per sapere come prosegue e si conclude la storia mi sembra grandioso. Nota di merito preliminare per Kristoff e, per una volta, anche per la Mondadori.

Al di là della pubblicazione, questo è un fantasy molto bello, ricco di personaggi credibili, complessi e spesso spaventosi, di ambientazioni indimenticabili, di trovate degne dei migliori autori del genere. Era dai tempi di “La principessa sposa” di William Goldman, per esempio, che non trovavo un narratore onnisciente così perfettamente calato nella storia, così completo.

È come se nel libro ci fossero due piani e due voci ben distinte. Da una parte c’è la storia di Mia che si svolge nel “presente”, e talvolta nel passato, attraverso i flashback; dall’altra il racconto sopra il racconto, portato avanti attraverso le note da questa voce altra, ironica e puntuale che disegna per noi geografia, usi e costumi (spesso sanguinari) di questa terra immaginaria e sconosciuta. Vera metaletteratura, e con una ragione d’essere.

La trama del romanzo non è scontata, ma ricchissima di colpi di scena, dall’inizio alla fine. Di solito mi considero piuttosto brava a leggere tra le righe e prevedere sviluppi e, molto spesso, anche il finale dei libri. Ecco, in questo caso sono rimasta sorpresa. La presenza di un traditore l’avevo fiutata, ma non mi immaginavo che fosse lui/lei.

“Mai dimenticare. Nevernight” dimostra anche, se ce ne fosse ancora bisogno, che il fantasy non è un genere scontato, non è un genere leggero inteso come poco impegnativo, non è un genere “da ragazzini”. Può piacere o non piacere, come tutti i generi letterari, ma va rispettato e considerato pari a tutti gli altri per qualità e spessore dei titoli che lo compongono.

Quello di Kristoff, ad esempio, è un fantasy crudo, un fantasy intriso di morte e sangue quasi a ogni pagina. Qui si parla di oscurità, di scelte di vita, di cosa si è disposti a fare e a sacrificare pur di ottenere vendetta e, in ultima analisi, trovare la propria strada. Lo si fa tra gatti-ombra, sortilegi del sangue e Tessitrici che cambiano le fattezze delle persone, non senza sofferenza, ma questo non cambia la natura profonda ed esistenziale di certi passaggi.

Cosa riserverà il futuro a Mia, sempre alla ricerca della sua vendetta e delle risposte sulla sua natura di tenebris? Ci sono ancora due romanzi per scoprirlo.

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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