“Midsommar – Il villaggio dei dannati”: un horror su cui non tramonta mai il sole

Ari Aster dirige un progetto con grandi ambizioni che però non convince e non coinvolge il pubblico. Bene gli attori protagonisti

Un film di Ari Aster. Con Florence Pugh, Jack Reynor, William Jackson Harper, Will Poulter,  Vilhelm Blomgren. Drammatico, horror, 140′. USA 2019

Dani e Christian, giovane coppia americana in crisi, partono insieme ad alcuni amici per un viaggio per una remoto regione svedese, Hälsingland, per festeggiare Midsommar, il tradizionale solstizio d’estate. Ma la festa assumerà presto dei contorni disturbanti e inquietanti, legati al culto pagano praticato in quelle zone.

 

Non ce ne vogliano il promettente regista Aris Aster e il suo maggiore fan e sponsor, il premio Oscar Jordan Peele, ma terminata la lunga (quasi due ore e mezza) ed estenuante visione di “Midsommar – Il villaggio dei dannati” il primo impulso era quello di emulare i protagonisti nel finale, nonostante la minaccia di “dannazione morale” e le possibili conseguenze legali del gesto.

Il mio giudizio potrebbe risultare impopolare – capita, qualche volta – ma personalmente ho percepito questo film come una vera e propria “bufala” cinematografica, un caso montato a tavolino, senza basi, dalla stampa americana e internazionale.

Il pubblico entra in sala convinto, dalla critica, di trovarsi davanti un capolavoro del genere horror, una riscrittura moderna del genere, dove per una volta tutto si svolge alla luce del sole, e invece…

La sceneggiatura è confusa, approssimativa, dispersiva, incapace di realizzare questo progetto, sulla carta, innovativo e originale. Anche l’ambizione drammaturgica di Aster si rivela eccessiva, ridondante e autoreferenziale, alla fine esasperante e monocorde persino nella messa in scena.

“Midsommar” si discosta dall’horror classico, non incute paura né trasmette angoscia o inquietudine. Mancano però anche elementi qualificanti che possano farlo definire visionario, surreale, onirico oppure, al massimo, satirico. L’esetica e lo stile raffinati e la fotografia accurata non bastano a sopperire ai limiti narrativi e strutturali.

Aster ha voluto unire sacro e profano, mescolando folklore, usanze religiose e qualche spunto autobiografico in un contesto new age-sessantottino. Il risultato finale è un “frankenistein” autoriale, di cui non si sentiva il bisogno. Il buon Jordan Peel avrà deciso di spendersi in prima persona per il film per via di qualche assonanza con il suo fortunato “Get out” , ma a mio avviso la decisione è stata incauta.

Troppe domande sui personaggi rimangono senza risposta, lasciando deluso e perplesso lo spettatore che almeno trova un po’ di conforto nell’ascoltare i divertenti quanto amari battibecchi di una coppia scoppiata tipica, formata da Dani (una brava Florence Pugh) e Christian (un altalenante Jack Reynor).

Mi guardo bene dal considerare i miei giudizi assoluti, e magari “Midsommar – Il villaggio dei dennati” diventerà un cult, apprezzato anche dal pubblico italiano. Per adesso resta una dannazione cinematografica… per me che sono stato costretto a vederlo!

 

Il biglietto da acquistare per “Midsommar – Il villaggio dei dannati” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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