“Mondocane”: una Taranto distopica e fuorilegge per un esordio promettente

Alessandro Borghi protagonista assoluto del film di Celli, che pecca di sentimentalismo

Un film di Alessandro Celli. Con Dennis Protopapa, Giuliano Soprano, Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti. Drammatico, 110′. Italia 2021

In un futuro prossimo, la città di Taranto è stata tagliata fuori dal resto del paese ed evacuata a causa dei danni provocati dall’acciaieria. All’interno delle recinzioni, gang criminali si danno battaglia per il controllo del territorio. Tra di esse le Formiche, un esercito di ragazzini capeggiato dal temibile Testacalda. Mentre dall’esterno la polizia cerca di mantenere l’ordine come può, i due adolescenti Pietro e Christian vengono in contatto con le Formiche e attirano l’attenzione di Testacalda, che dovrà capire quale dei due ragazzi prendere sotto la sua ala.

 

Un mondo post-apocalittico dove domina la violenza. Una società al collasso e una città, Taranto, abbandonata a se stessa e tagliata, anche fisicamente, fuori dal resto del mondo. Due orfani tredicenni cresciuti insieme che cercano di farsi strada in una gang ma arrivano a mettere in dubbio tutto ciò in cui credono. 

“Mondocane”, esordio nel lungometraggio di Alessandro Celli, già apprezzato come autore televisivo e di cortometraggi, presentato in concorso alla Settimana della critica, ha diversi spunti interessanti ma soprattutto un protagonista assoluto: Alessandro Borghi.

È lui a vestire i panni del leader delle Formiche “Testa Calda”, che ricorda lontanamente, a partire dalla capigliatura eccentrica, il Bane di Tom Hardy ne “Il cavaliere oscuro”, con carisma e personalità.

Nonostante le capacità indubbie dell’attore romano, la buona prova dei due esordienti Dennis Protopapa e Giuliano Soprano, nei ruoli di Pietro e Christian, e le grandi potenzialità dell’ambientazione (messe in evidenza dalla bellissima fotografia di Giuseppe Maio), il progetto risulta centrato solo in parte.

Il problema è nella sceneggiatura, davvero troppo sentimentale e incapace di sfruttare a dovere e di esplorare una base fantascientifica e distopica nostrana molto promettente. La storia si trascina, quasi noiosa a un certo film, e il ritmo è lento. Sarebbe servito maggiore coraggio di osare.

“Mondocane” dimostra comunque come il cinema italiano possa sorprendere e percorrere, con discreto successo, strade nuove, avvicinandosi, negli intenti e nelle suggestioni, alle produzioni a stelle e strisce senza perdere la propria identità – la scelta di Taranto come ambientazione è, in questo senso, davvero calzante e azzeccata.

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Concetta Piro
Nata a Napoli, a otto anni si trasferisce in provincia di Gorizia dove si diletta di teatro. Torna nella sua amata città agli inizi del nuovo millennio e qui si diploma in informatica e comincia a scrivere - pensieri, racconti, per poi arrivare al primo romanzo, "Anime". Nel frattempo ha cambiato di nuovo città e scenario, trasferendosi nelle Marche. Oggi conduce per RadioSelfie.it "Lo chiamavano cinema", un approfondimento settimanale sulla settima arte, e scrive articoli sullo stesso tema.

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