“Monolith”: un thriller psicologico dove una donna lotta contro un’auto

Ivan Silvestrini, alla seconda prova da regista, dirige Katrina Bowden in un one woman show

Un film di Ivan Silvestrini. Con Katrina Bowden,  Brandon W. Jones, Justine Wachsberger, Damon Dayoub, Andrea Ellsworth. Drammatico, 83′. Italia, USA, 2017

 

Secondo voi qual è la madre di tutti gli incubi per una neo mamma? Se facessimo un sondaggio online è probabile che la risposta più gettonata sarebbe, genericamente: rivelarsi inadatta al compito di genitore.

Occuparsi di un neonato, per quanto il legame che si instaura sia forte, è impresa ardua, e spesso per farlo una donna deve mettere se stessa, le proprie necessità, persino la propria carriera, in secondo piano.

E per quanto uno dia tutto, la possibilità che si verifichi qualche incidente è terribilmente concreta – ne sono prova le cronache. Tra stanchezza, imprudenza ed eccessiva sicurezza, la vita può cambiare in un attimo e trasformarsi in dramma.

“Monolith” di Ivan Silvestrini, al suo secondo film, è un thriller psicologico che prende spunto dal soggetto di Roberto Recchioni e dall’omonima graphic novel in due parti – o meglio, in due tempi – edita da Sergio Bonelli.

La stessa casa editrice di Dylan Dog è coinvolta nella produzione del film, per la sua prima avventura cinematografica, insieme a Sky e Lock & Valentine.

La Monolith del titolo è un’auto iper tecnologica che rappresenta il futuro del mercato automobilistico, e garantisce massima sicurezza e comfort a chi ha il privilegio di guidarla.

Una di queste fortunate è Sandra (Bowden), ex pop star che ha scelto di mettere in pausa la sua carriera per coronare il sogno d’amore con il suo produttore e diventare mamma a tempo pieno.

Sandra ama suo figlio, ma fatica ad accettare di essere ormai solo una mamma e di vedere il marito allontanarsi. Sospettando un tradimento la donna, anziché rimanere dai suoceri, decide di raggiungere Los Angeles con il suo bambino a bordo della futuristica Monolith.

Un incidente porterà Sandra a restare bloccata fuori dall’auto, in pieno deserto, e a dover lottare per uscire dall’incubo e salvare la vita del suo bambino.

“Monolith” è un film che fonda la propria essenza drammaturgica più sulle immagini che sulle parole, avendo una sceneggiatura esile, poco approfondita, confusa, sebbene sia stata scritta da ben quattro autori.

Ivan Silvestrini, dopo la buona prova in “2Night” anche se il box office non lo ha premiato, si conferma regista talentuoso, creativo, poliedrico, capace di passare dal romanticismo al thriller.

Qui emergono l’angoscia e la disperazione della protagonista, grazie anche all’alternarsi delle scene di lotta contro l’auto a quelle dove la donna cerca aiuto nello sconfinato e magnifico deserto.

“Monolith” rievoca, nonostante gli evidenti limiti a livello drammaturgico e tecnico, due pellicole divenute cult come “Locke” di Steven Knight con Tom Hardy e “La macchina infernale” di Tobe Hooper.

Il film è tutto costruito intorno alla fisicità e alla personalità scenica di Katrina Bowden, e questa scelta ha sia lati positivi che negativi.

La Bowden dà tutta se stessa per essere credibile nel ruolo di Sandra, per trasmettere allo spettatore le emozioni, le paure, le frustrazioni di una giovane madre. Nonostante la volontà e l’impegno, però, il compito sembra troppo gravoso per lei. La sua Sandra convince solo a metà, apparendo in alcuni momenti eccessivamente teatrale e caricata.

Nonostante la durata non eccessiva, il film risulta non sempre agile e avvolgente. Potremmo definirlo, nel complesso, un discreto primo esperimento della neo società produttiva e distributrice, ma sicuramente più adatto a un pubblico televisivo che cinematografico.

Quello che resta ai titoli di coda è la convinzione che, per una madre che cerca di difendere i figli, nessuna impresa sarà mai troppo ardua.

 

Il biglietto da acquistare per “Monolith” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio
(con riserva). Ridotto. Sempre.

 

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