“Monster”: un classico legale thriller che punta sulla “questione razziale”

Il film di Anthony Mandler, disponibile su Netflix, è coinvolgente e può contare su un buon cast

Un film di Anthony Mandler. Con Kelvin Harrison Jr., Jennifer Ehle, Jennifer Hudson, Jeffrey Wright, John David Washington. Drammatico, 98′. USA 2018

Il 17enne Steve Harmon viene arrestato e processato come complice di una rapina a una drogheria dove ci è scappato il morto. Faceva da palo e non è facile dimostrare la sua colpevolezza, ma il giovane è nero e la giustizia non è clemente con quelli come lui, anche se non ha mai avuto problemi, viene da una buona famiglia e ha ottimi risultati a scuola dove sogna di diventare un regista. È però pur sempre un ragazzo che vive in un quartiere dove non mancano giovani criminali, inoltre la vita da strada ha un fascino cinematografico a cui non sa del tutto resistere e quando un giovane gangster lo avvicina…

 

Vi sarà capitato almeno una volta nella vita di trovarvi nel posto sbagliato al momento sbagliato… Ma questa serie di “sfortunati eventi” può trasformarsi in un dramma, se il protagonista è di colore. 

La morte di George Floyd, la scorsa estate, ha riportato in primo piano la mai risolta “questione razziale” negli Stati Uniti, l’atteggiamento discriminante della polizia, i pregiudizi e i diritti negati. E l’America si è scoperta ancora una volta divisa, malata, arrabbiata, e oltre tutto nel pieno di una pandemia.

“Monster” di Anthony Mandler – presentato al Sundance 2020 e distribuito adesso da Netflix – racconta con uno stile asciutto, efficace e incisivo questo cortocircuito giudiziario e razziale applicato alla vita di un 17enne.

Strutturalmente e narrativamente il film è un classico legal thriller, che punta tutto sull’ingenua quanto incredula prospettiva del giovane protagonista, Steve Harmon (un credibilissimo Kelvin Harrison Jr.), che si ritrova trascinato dentro un incubo di kafkiana memoria.

Una scelta stilistica nel complesso vincente, che trasmettere pathos, umanità e autenticità alla storia, coinvolgendo emotivamente lo spettatore nonostante qualche passaggio retorico e qualcuno affrontato in modo frettoloso e sbrigativo.

Steve è il classico bravo ragazzo, un promettente studente di cinema che sogna di diventare regista e può contare anche su una famiglia solida quanto amorevole alle spalle. Steve gira per il quartiere con la sua camera, cercando l’ispirazione per realizzare il suo primo film.

Nonostante cerchi di stare alla larga dalle “brutte compagnie”, finisce per essere coinvolto, suo malgrado, in un crimine. Ma è davvero così? Steve è innocente, una vittima delle circostanze? O c’è dell’altro?

Se da una parte “Monster” trascina lo spettatore nell’incubo a occhi aperti vissuto dal ragazzo, che si sente giudicato e condannato al processo prima ancora del verdetto, dall’altra gli instilla continui dubbi sul suo reale coinvolgimento nella rapina e in ciò che è seguito, attraverso il sapiente uso dei flashback.

Un film incalzante, coinvolgente e drammatico, che può contare su un cast di assoluto valore, credibile quanto adeguato ai ruoli. Un film che contiene al contempo una forte critica al sistema giudiziario americano e un’apertura per il futuro, perché i verdetti non siano più condizionati dai pregiudizi di partenza. Qualsiasi essi siano.

 

Il biglietto da acquistare per “Monster” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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