“Monster”: un thriller caleidoscopico, che indaga la natura del mostro

Kore'eda Hirokazu porta a Cannes una narrazione in tre atti, impreziosita da musiche e cast

Un film di Kore’eda Hirokazu. Con Sakura Andô, Eita, Mitsuki Takahata, Shido Nakamura, Yuko Tanaka. Drammatico, 126′. Giappone 2023

Preadolescente silenzioso e riservato, Minato ha perso il padre quando era piccolo e vive con la madre, impiegata in una stireria. Vittima a scuola di un professore eccessivamente severo, Minato è difeso dalla madre, la quale si scontra duramente con la preside dell’istituto. Eppure qualcosa non torna: Minato dice la verità o il suo professore è innocente? E se si sbagliasse anche quest’ultimo a considerare il suo alunno un bullo? Perché a guardar la storia da vari punti di vista la realtà cambia e il vero soggetto diventa l’amicizia nascosta tra Minato e un suo compagno di scuola, preso di mira perché effemminato…

 

Il mostro dove è?” recita la filastrocca di un gioco per bambini. “Monster” (Kaibutsu), settimo film presentato a Cannes dal maestro giapponese Hirokazu Kore’eda, sembra quasi suggerire che il mostro sia quello che ciascuno di noi riesce a scorgere nell’altro.

Palma d’oro nel 2018 per “Un affare di famiglia” e Premio della Giuria nel 2013 per “Father and Son”, Kore’eda torna in concorso al Festival con un thriller sui legami che legano una madre, il suo giovane figlio e il maestro di scuola di quest’ultimo.

“Monster” è un racconto suddiviso in tre atti. Ciascuno esplora la storia dal punto di vista, di volta in volta diverso, di uno dei protagonisti.

La narrazione parte quasi in sordina: una madre single si accorge che il figlio, Minato, ha strani comportamenti che lei, pur non comprendendo, si sforza di non giudicare, ma la preoccupazione cresce sempre di più. La prospettiva si sposta poi sul giovane insegnante di Minato, che, accusato di molestie sul minore, entra in una spirale quasi folle di rabbia e disagio. Infine, il film si chiude con l’ultimo, fondamentale punto di vista, quello del ragazzino.

Il regista fa in modo che una domanda incomba sulla narrazione di “Monster”: chi è il mostro in questa storia? Al di là del giallo, però, il cuore della questione a cui Kore-eda desidera portarci è in realtà un altro: cosa intendiamo noi per mostro.

Perché questa storia, magistralmente orchestrata da colui che ormai possiamo definire un vero maestro nella narrazione dei sentimenti e degli affetti che legano le persone tra loro, ci porta a scoprire, un velo dopo l’altro, che in realtà in ciascuno di noi esiste una parte che suscita una certa inquietudine agli occhi degli altri, quella parte forse meno compresa anche a noi stessi e spesso mal interpretata da chi ci sta accanto.

Il film è impreziosito da una fotografia come sempre vivida e dall’eccellente interpretazione soprattutto dei giovani Soya Kurokawa (Minato) e Hinata Hiiragi (Eri, l’amico e compagno di classe), grazie ai quali Kore-eda può rappresentare anche le delicate corde delle emozioni infantili, ancora acerbe eppure già potenti e per questo spesso causa di grande turbamento nell’animo di un bambino.

“Monster” segna anche un importante e doloroso ritorno alla collaborazione tra Kore-eda e Sakamoto Ryuichi, che firma le musiche. Il maestro, con cui il regista ha condiviso diverse collaborazioni in passato, è scomparso nel marzo 2023. “Monster” è l’ultimo film a cui ha lavorato.

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Vania Amitrano
Laureata in lettere. Giornalista appassionata di arte, letteratura e soprattutto cinema.

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