“Nadie nos mira”: sogni e paura del fallimento nella New York moderna

Julia Solomonoff dirige un dramma equilibrato, che indaga la paura dei giovani di non affermarsi

di Carmine Vincelli

 

Un film di Julia Solomonoff. Con Katty Velasquez, Guillermo Pfening, Pascal Yen-Pfister, Paola Baldion, Jason Sol. Drammatico, 102’. Argentina, Colombia, Brasile, USA. 2017

Reduce da un fallimento sentimentale, Nico (Pfening), attore trentenne, abbandona una promettente carriera in Argentina e decide di emigrare a New York, convinto che il proprio talento possa aiutarlo a farsi strada. Ma le cose non sembrano andare secondo i suoi piani. Troppo biondo per recitare la parte del latinoamericano e al contempo con un accento troppo marcato per interpretare qualsiasi altro ruolo, Nico passa regolarmente inosservato e per sopravvivere si arrangia facendo i lavori più strani. La sua capacità di fingere gli permette di restare a galla. Theo, il bambino di cui si prende cura, diventa il suo unico vero legame. Quando il suo ex produttore, mentore e amante si rifà inaspettatamente vivo, Nico sente vacillare le sue fragili certezze.

 

Le celebrità sembrano vivere da sempre nella costante paura di spegnersi, di non brillare più. In quest’ottica la carriera diventa la cosa più importante di tutte, da salvaguardare proprio come un figlio.

Il film “Nadie nos mira” (Nobody’s watching) di Julia Solomonoff, presentato nella Selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma, propone al pubblico un mix ben dosato di tematiche che rimandano all’attualità.

Nico (Pfening) lascia il Sud America, dove la sua carriera d’attore è consolidata, per cercare fortuna a New York. Il timore di fallire e una delusione amorosa si fondono assieme creando una suspence confusionaria ben modellata dalla regista, che porta lo spettatore a entrare nel coma, come da copione, del protagonista.

Inaspettatamente ci si ritrova ad affrontare tematiche come l’adozione per coppie omosessuali e la natura stessa di questi rapporti che rimangono, come nel dialogo tra Nico e Jeff, una questione congelata tra il ser e l’estar (essere e stare in lingua spagnola), tra il senso di permanenza e quello di precarietà. L’uso dei due verbi nei dialoghi rende tutto più complicato assecondando, però, l’intreccio della storia.

Ed é qui che si trova la parola chiave per comprendere la pellicola: equilibrio. Equilibrio tra vita privata e apparenza, tra esistere e nascondersi. Alla fine è la scelta di Nico di vivere nella quotidianità l’unica via di fuga e di libertà possibile.

“Nadie nos mira” rispecchia la paura dei giovani nella New York di oggi, quei giovani che vengono sedotti dalla metropoli, e dalle sue promesse, e poi lasciati annegare. Il sogno del protagonista è il sogno di tutti, ma, riprendendo le parole di un altro latinoamericano celebre, Paulo Coelho, “soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire”.

 

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