“Nati 2 volte”: una commedia agrodolce con Fabio Troiano

Un film godibile, che riesce però solamente a tratti a centrare la sua missione civile e di protesta

Un film di Pierluigi Di Lallo. Con Fabio Troiano, Euridice Axen, Marco Palvetti, Rosalinda Celentano, Lallo Circosta. Commedia, 89′. Italia 2019

Maurizio è un transgender che dopo venticinque anni di autoimposto esilio a Milano è costretto a tornare al paese natale per l’improvvisa morte della madre. Questo viaggio diventa l’occasione per sciogliere i nodi legati alla sua fuga da adolescente – quando tutti a Foligno lo conoscevano come Teresa – e in particolare il legame ambiguo e mai risolto con Giorgio, il fidanzatino di un tempo a cui Maurizio inizialmente non ha il coraggio di rivelarsi, mettendo così in moto una girandola di equivoci e di situazioni tragicomiche. Sarà fondamentale l’incontro con Paula, una focosa paladina dei diritti civili. Riuscirà Maurizio a rinascere per la seconda volta?

 

In Italia tutto è possibile fuorché uscire indenni dalle “lotte con la burocrazia, che sembra divertirsi a complicare anche le pratiche più semplici. Immaginate a cosa possa andare incontro chi voglia ottenere un nuovo documento d’identità… dopo aver cambiato sesso.

È il caso di Maurizio (Troiano), protagonista del film “Nati 2 volte” di Pierluigi Di Lallo, tratto da una storia vera. Nel suo percorso di cambiamento, nessun passaggio sarà più difficile dell’ultimo: aver scritto Maurizio e non più Teresa su un documento.

Un racconto agrodolce, dove il ritorno alle origini e al paese natio assumono una forte valenza simbolica e catartica e dove agli elementi più cupi e tragici se ne affiancano altri chiaramente da commedia.

Il film è drammaturgicamente strutturato su due differenti piani di racconto, che si alternano e mescolano: quello intimo e familiare di Maurizio, decisamente più convincente e riuscito, e quello più leggero, che ruota intorno all’inusuale e buffo rapporto a tre tra il protagonista, Giorgio, il fidanzatino di un tempo, e Paula, l’attuale compagna di lui.

“Nati 2 volte” è complessivamente una visione godibile, emozionante in alcuni passaggi, ma ha il limite di affrontare le criticità del sistema burocratico italiano (che dovevano essere il cuore della pellicola) in modo sbrigativo e semplificato, disperdendo così parte della sua vocazione civile e di protesta.

Sebbene Fabio Troiano risulti autentico e intenso, la sceneggiatura non mostra che brevi accenni del suo lungo e doloroso travaglio esistenziale e fisico. Anche gli altri personaggi risultano poco approfonditi sul piano psicologico e caratteriale, aggiungendo poco o niente alla storia.

Il finale, probabilmente la parte più bella del film, conferma allo spettatore che l’amore materno non finisce, nemmeno quando arriva la morte a separare le persone.

 

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