“Nel bagno delle donne”: una commedia graffiante e autoironica

Il lungometraggio d'esordio di Marco Castaldi racconta la crisi dei trentenni di oggi

Un film di Marco Castaldi. Con Luca Vecchi, Daphne Scoccia, Stella Egitto, Francesca Reggiani, Francesco Apolloni. Commedia, 94′. Italia 2020

Giacomo è un trentenne che ha perso il lavoro da tre settimane e non si rassegna allo status di disoccupato, che non confessa nemmeno alla moglie Anna – ma lei lo viene comunque a sapere. Dopo un’accesa discussione coniugale in merito, Giacomo esce di casa e si rifugia in una sala cinematografica: anzi, più precisamente finisce bloccato nel bagno delle donne del cinema, insieme a un chihuahua inappetente che appartiene a Valeria, la proprietaria della sala. E decide di rimanere lì, isolandosi dal mondo. Ma il mondo, a poco a poco, lo viene a cercare, identificando nella sua scelta una protesta generazionale contro il precariato, e rendendo virale su Internet il suo eremitaggio.

 

Raccontare le contraddizioni di una generazione; descrivere le abitudini, i vizi e soprattutto le nevrosi di un’epoca ancora in corso è indubbiamente la sfida più difficile e stimolante per un regista. Se poi il regista in questione è un esordiente, la sfida assume i contorni di una rischiosa scommessa cinematografica da far tremare i polsi.

Volendo sintetizzare il giudizio sul film “Nel bagno del donne”, opera prima di Marco Castaldi, adattamento del romanzo “Se sono rose” di Massimo Vitali, disponibile in streaming sulla piattaforma MioCinema, mi viene in mente la celebre frase: Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

Ci hanno provato in tanti, a raccontare le difficoltà dei trentenni di oggi, alle prese con il precariato e con una società che li ingabbia nel ruolo di eterni ragazzini. Ci hanno provato, con risultati molto spesso modesti. Castaldi, invece, fa centro al primo tentativo, dimostrando talento e creatività, e appoggiandosi a una solida sceneggiatura e a un ottimo cast.

“Nel bagno delle donne” rappresenta alla perfezione le tematiche contemporanee che ha scelto: la precarietà dei giovani, la desertificazione delle sale cinematografiche, il bisogno di ognuno di confessare le proprie insicurezze, anche a perfetti sconosciuti, e la crescente fragilità del maschio italiano contemporaneo.

Il protagonista Giacomo (Vecchi) ha perso ogni certezza: è disoccupato, il suo matrimonio sta attraversando un momento di forte crisi, si sente incompreso, soffocato, solo. In piena crisi esistenziale, decide di cercare rifugio… nel bagno di una sala cinematografica! Il mondo guardone che tanto detesta trasformerà la sua fuga in un evento virale. 

Utilizzando l’ironia e la leggerezza della commedia, per quanto malinconica, il film di Castaldi riesce ad attirare la curiosità del pubblico fin dalla prima, divertente scena. Il regista dipinge un affresco impietoso della nostra società, ma senza mai risultare eccessivo o pesante. 

Una commedia graffiante, autoironica, che mescola bene sorrisi e spunti di riflessione e può contare su interpreti di talento. 

Luca Vecchi è magistralmente stralunato, apatico, irritante; il suo Giacomo credibile, fragile al punto giusto. Stella Egitto è solare, tosta, affascinante nel ruolo di Anna, e trova con il suo partner sulla scena il giusto equilibrio. L’inedita coppia funziona e convince; la bellezza scenica di lei ben calibrata dall’ombrosità, anche fisica, di lui.

Dopo aver dimostrato il suo carisma cinematografico naturale in “Fiore”, Daphne Scoccia si conferma a proprio agio nell’interpretare personaggi in bilico costante tra luce e ombra. La sua Valeria sorride poco, ama davvero solo il suo cane, lotta per tenere aperto il cinema ereditato dal padre.

Francesca Reggiani nel ruolo della mamma logorroica di Giacomo, e Paolo Triestino in quello nel padre taciturno contribuiscono anche loro alla felice riuscita del film.

“Nel bagno delle donne”, insomma, è un buon esordio, brillante nei dialoghi e coinvolgente nella storia. E dimostra come si possano raccontare in modo originale e non scontato le criticità di un Paese e le difficoltà di una generazione.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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