“Nove giorni e mezzo”: recensione del romanzo di Sandra Bonzi

Garzanti pubblica l'opera prima della giornalista, un esilarante mix tra commedia e giallo

È uscito in libreria il 28 aprile per Garzanti Nove giorni e mezzo, esordio di Sandra Bonzi, di professione giornalista. Una commedia gialla dal tono brillante e dal ritmo sostenuto, ambientata tra Milano e il piacentino. E con dei personaggi davvero irresistibili… 

Ci sono mattine da dimenticare. Proprio come accade a Elena quando viene svegliata all’alba da Margherita, la madre ottantenne, che le annuncia di aver lasciato il marito Mario per andare a vivere con due amiche coetanee e subito dopo, invece di essere promossa come si aspettava, scopre che il giornale in cui lavora da decenni è stato investito da una ventata di cambiamenti che per lei non promettono niente di buono. 

Basterebbe molto meno a fiaccare l’entusiasmo di chiunque, sennonché arriva una notizia che per molti sarebbe drammatica, ma non per lei: in una via del centro di Milano vengono ritrovati due trolley grondanti sangue. Subito, l’intuito di Elena drizza le antenne. Potrebbe significare che non tutto è perduto. Che può ancora fare uno scoop, riconquistare il suo lavoro e non occuparsi solo di rispondere alle richieste più disparate dei suoi figli quasi fuori casa. Che può ancora provare una scarica di adrenalina, non solo sdraiarsi accanto al marito dopo un giorno uguale a quelli precedenti.

Quello che Elena non può immaginare è che le sue ricerche la porteranno a indagare insieme a sua madre e alle sue amiche, convinte che il corpo nelle valigie sia quello del loro maestro di tango. E soprattutto che le azioni al limite della legalità cui sarà costretta potranno risvegliare dal letargo il suo matrimonio. Perché forse dare ascolto all’anima da detective che è dentro di lei non è sbagliato. Forse le brutte notizie non sono poi così brutte, sono solo deviazioni verso l’ignoto che non sempre deve fare paura.

Nove giorni e mezzo” è un romanzo ironico e godibilissimo, che si legge con piacere crescente, fino alla conclusione. Sandra Bonzi parte bene, con una leggera prolissità che lascia qualche dubbio sul suo stile, ma poi ingrana la marcia e fila via che è una meraviglia. Il suo libro conquista col passare delle pagine, facendosi via via sempre più divertente, un po’ apertamente folle, piacevole. 

L’idea di una protagonista 50enne è interessante, perché permette di parlare di argomenti – la menopausa, i genitori anziani e i loro problemi, i rapporti sentimentali che cambiano col tempo, i figli che lasciano il nido – che non si trovano spesso nei romanzi. Quello di Elena è un punto di vista a suo modo nuovo, e illumina aspetti “inediti” della nostra società, come le difficoltà di essere moglie e madre matura oggi, o di tenersi il lavoro nella società dei social network e delle dirette.

Da giornalista, ho apprezzato molto anche il racconto della vita di redazione, un racconto onesto che non omette particolari scomodi come la vita grama degli stagisti, sottopagati (se vengono pagati) e tenuti buoni con la promessa di un futuro contratto (che non necessariamente poi arriva), o le difficoltà di far convivere etica, professionalità e nuove logiche di mercato. 

Sandra Bonzi sa bene di cosa parla, e non ha timore di calcare un po’ la mano (come da lei stessa ammesso nell’intervista in appendice) in alcuni passaggi. Il risultato finale è spassoso, accattivante, un mix davvero ben congegnato di commedia e giallo – perché sì, giorno dopo giorno anche il lettore si riscopre sempre più curioso di capire di chi è il corpo ritrovato nei trolley e se la sparizione del maestro di tango è collegata con l’omicidio o meno… 

È possibile restare a galla e non farsi travolgere, quando intorno a noi tutto cambia? Quando il matrimonio dei nostri genitori ottantenni entra in crisi, con madre che va via di casa per trasferirsi dalle amiche e padre che si ritrova, forse per la prima volta da sessant’anni, a dover decidere della propria vita – e fare una lavatrice da solo? Quando il nostro posto di lavoro viene investito da una rivoluzione digitale e giovanile che sembra lasciare poco spazio per il “vecchio” modo di fare le cose?

La storia di Elena sembra indicare che sì, è possibile. Lei trova la quadra aprendosi al cambiamento su alcuni versanti (esilarante, ad esempio, l’uscita in balera con il marito Carlo e le tre arzille tanghere che apre per la coppia “assopita” nuovi intriganti scenari) ma senza perdendo di vista il suo passato, chi è e cosa ama fare. Ma ognuno di noi può trovare un modo tutto suo. 

Previous article“(Im)perfetti criminali”: un heist movie riuscito, con sorpresa finale
Next article“Only the animals”: un noir psicologico, articolato e ambizioso
Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here