“Occhiali neri”: il ritorno di Dario Argento, sottotono e prevedibile

Il maestro del brivido dirige una pellicola troppo semplice, che non brilla per tensione

Un film di Dario Argento. Con Ilenia Pastorelli, Xinyu Zhang, Asia Argento, Guglielmo Favilla, Ivan Alovisio. Horror, 90′. Italia, Francia 2022

Mentre a Roma un’eclissi solare proietta ombre minacciose sulla città, un serial killer prende di mira le prostitute a bordo del suo furgone bianco. Dopo aver fatto una prima vittima, si concentra anche su Diana, appena uscita dall’incontro con un cliente. La donna sopravvive, ma perde la vista in un incidente. Costretta a fare i conti con una nuova vita, stringe un rapporto con Chin, che come lei era rimasto coinvolto nell’incidente. Insieme si mettono in fuga dal killer, che non ha intenzione di abbandonare la preda.

 

A dieci anni di distanza da “Dracula 3D”, Dario Argento torna dietro la macchina da presa e al genere che lo ha reso noto in tutto il mondo, l’horror, con “Occhiali neri”, la storia di Diana (Pastorelli), una giovane escort romana presa di mira da un serial killer, che rimane cieca a seguito di un incidente.

Le cose iniziano bene con una sequenza che vale la pena di essere vista. Una giovane donna guida attraverso un tranquillo sobborgo alla luce del giorno, mentre le persone guardano il cielo con filtri e occhiali scuri, durante un’eclissi che getta il mondo nelle tenebre.

Girata con un ritmo lento e spettrale e un suono di sottofondo disturbante, la scena sembra essere presagio di ciò che accadrà di lì a poco. Peccato che il film non mantenga poi la – bella – premessa.

“Occhiali neri” si regge su una trama essenziale, uno spunto semplice, potenzialmente accattivante. A mancare, invece, sono proprio la tensione emotiva e la suspence che hanno fatto grande il cinema di Dario Argento negli anni ‘70 e ‘80.

Il regista si sofferma in modo quasi sentimentale sulla sua protagonista, privilegiando la sfera emotiva al giallo. E la storia finisce per regalare ben poche sorprese, nonostante il climax cruento e i chiari rimandi alle pellicole celebri del nostro maestro del brivido – le scene dell’inseguimento, ad esempio, hanno un loro fascino.

Un film poco ispirato, insomma, che ha alcuni buoni elementi ma si perde per i troppi difetti di ritmo e scrittura.

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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