“Parlami di Lucy”: una struggente e devastante opera prima

Antonia Liskova in una delle sue miglior interpretazioni per un dramma familiare e personale

Un film di Giuseppe Petitto. Con Antonia Liskova, Michael Neuenschwander, Linda Mastrocola, Mia Skrbinac. Drammatico, 84′. Italia, Svizzera, Slovenia, 2017

Nicole (Liskova) è una donna attenta a controllare la propria vita fin nei più insignificanti dettagli. La sua piccola Lucy è una bambina di otto anni solitaria e problematica. Roman, suo marito, è un uomo affascinante e più vecchio di lei, colpevole di aver in passato messo a repentaglio il loro matrimonio con un tradimento. Sogni inquietanti e inspiegabili tormentano Nicole. Oscure presenze si manifestano all’interno e nei dintorni della loro isolata villa di montagna. La ragione non è più sufficiente a spiegare gli angoscianti fenomeni che si palesano. Lucy è chiaramente in pericolo e Nicole deve trovare la forza di mettere in discussione tutte le proprie certezze per salvare la bambina.

 

Caro lettore, è per me umanamente difficile scrivere del film “Parlami di Lucy” dopo aver appreso, dalla cartella stampa, che il regista Giuseppe Petitto è tragicamente scomparso in un incidente stradale nel settembre 2015 all’età di soli 46 anni.

Oltre il cordoglio per la famiglia, è triste pensare che Petitto – laureato in giurisprudenza e poi formatosi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, regista, produttore e montatore con una spiccata passione per i film inerenti i diritti civili – non sia qui per ricevere il meritato plauso per la sua coraggiosa opera prima.

Mi è sembrato giusto partire da questa nota extra-cinematografica, perché solo così è possibile capire come “Parlami di Lucy” sia diventato, da opera prima e involontariamente, una sorta di testamento artistico – che avrebbe meritato un passaggio in qualche festival, sia per la portata della storia che per darle il massimo della visibilità.

La storia mostra come una famiglia “tradizionale” possa sfaldarsi per via dell’infedeltà di uno dei coniugi e come questo influisca drammaticamente sulla vita non solo dei partner ma dei figli.

Nicole (Liskova) sembra apparentemente una donna sicura, elegante, rigida nell’educare la figlia. In realtà, se si allarga la prospettiva, ci troviamo davanti una moglie umiliata, tradita, che si rifugia nell’alcolismo per lenire il dolore dell’anima, creando però i presupposti per una lenta e inesorabile dissociazione, prima emotiva e poi mentale.

“Parlami di Lucy” è un viaggio doloroso, straziante, intenso, autentico dentro l’anima devastata di una donna. Antonia Liskova regala, probabilmente, la migliore interpretazione della sua carriera, sparendo dentro il personaggio, rendendolo vivo, umano e trascinando lo spettatore nel suo dramma, dove realtà e illusione si mescolano.

Nicole, Lucy – la giovane e bravissima Linda Mastrocola – e il tenebroso e austero Roman – un convincente Michael Neuenschwander – sono ancora una famiglia? A cosa ci troviamo davvero di fronte?

Il film rievoca, per certi versi, “The Others” di Alejandro Amenábar (2001), e grazie a un impianto narrativo calibrato, attento e scrupoloso e a uno stile registico efficace tiene viva l’attenzione dello spettatore e gli fa trattenere il fiato, fino allo spiazzante e sconcertante finale.

Ci sentiamo spesso dire che formare una famiglia e crescere un figlio è la gioia massima della vita, ma quando un matrimonio implode sono proprio i più piccoli le prime, innocenti, vittime.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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