Un film di Pierre Morel. Con Jennifer Garner, John Ortiz, John Gallagher Jr., Juan Pablo Raba, Annie Ilonzeh. Azione, 102′. USA 2018

Riley North, moglie e madre di famiglia di Los Angeles, assiste impotente all’uccisione del marito e della figlia da parte di una gang di narcotrafficanti. Ferita nell’attacco, riesce comunque a testimoniare contro gli assalitori, ma a causa di un giudice corrotto le sue dichiarazioni sono invalidate e il processo annullato. Cinque anni dopo, Riley, nel frattempo scomparsa e trasformatasi in una spietata assassina, torna per portare a termine la sua vendetta: a uno a uno cercherà i responsabili impuniti della strage (primo fra tutti il boss della droga, Diego Garcia), mentre la polizia di Los Angeles cercherà di fermarla e un’intera nazione la acclamerà come eroina.

 

L‘inferno non ha la stessa furia di una donna a cui è stato tolto tutto. È da questo assunto che prende le mosse “Peppermint – L’angelo della vendetta”, revenge movie al femminile con protagonista Jennifer Garner, diretto da Pierre Morel.

Riley North, moglie e madre modello di Los Angeles, assiste impotente all’omicidio del marito e della figlia per mano di una gang di narcotrafficanti. Da quel momento non avrà pace fino a che non avrà vendicato i suoi cari.

La vita di Riely North è chiaramente divisa in due parti: prima della tragedia e dopo la tragedia. Quella della Garner è un’eroina cazzuta, decisamente più complessa e realistica di tanto altri “eroi” in cerca di vendetta visti recentemente al cinema. Ma quello che davvero la distingue da tutti gli altri vigilanti è il fatto di essere, prima di tutto, una mamma.

Se “Peppermint” ha una pecca è quella di concentrarsi troppo – ma non soprendentemente, visto il curriculum del regista Pierre Morel – sulle scene d’azione a discapito dell’approfondimento psicologico della protagonista e del momento della sua trasformazione da donna in lutto a killer spietato.

Tanta azione, una buona dose di violenza ma comunque non eccessiva, per un film non indimenticabile. Se c’è un lato positivo è che nel panorama cinematografico internazionale saturo di supereroi, una Riley North sicuramente mancava.

 

Previous article“Instant family”: tra comicità e intento pedagogico, un film che non decolla
Next article“A un metro da te”: quando l’amore da teen-drama non conosce distanze
Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here