Premio Strega: la riscossa dell’editoria indipendente?

Il paese dei coppoloni” (Feltrinelli) di Vinicio Capossela, “La sposa” (Bompiani) di Mauro Covacich, “Storia della bambina perduta” (e/o) di Elena Ferrante, “Final cut” (Fandango) di Vins Gallico, “Chi manda le onde” (Mondadori) di Fabio Genovesi, “La ferocia” (Einaudi) di Nicola Lagioia, “Il genio dell’abbandono” (Neri Pozza) di Wanda Marasco, “Se mi cerchi non ci sono” (Manni) di Marina Mizzau, “Come donna innamorata” (Guanda) di Marco Santagata, “Via Ripetta 155” (Giunti) di Clara Sereni, “XXI Secolo” (Neo) di Paolo Zardi, “Dimentica il mio nome” (Bao Publishing) di Zerocalcare: sono questi i 12 finalisti della 69ma edizione del Premio Strega.

Sul valore e sull’importanza del premio si sono spese molte parole; sulla prevedibilità delle vittorie, quasi esclusivamente appannaggio delle case editrici maggiori, altrettante. Per tentare di ovviare a quest’impasse e svecchiare il meccanismo consolidato, da quest’anno ognuno dei 400 Amici della Domenica dovrà votare tre nomi, invece che uno soltanto, mescolando così un po’ le carte e aggirando in qualche modo il sistema di quella che potrebbe sembrare una sudditanza psicologica verso le “grandi”.

Mai come quest’anno l’idea che a vincere possa essere un outsider si sta facendo strada, complice la candidatura del caso letterario del momento, Elena Ferrante. Tra polemiche sul suo anonimato (ma è così importante conoscere l’identità di chi scrive per giudicarne la bravura?) e sul fatto che il libro proposto sia il quarto di una tetralogia, la misteriosa scrittrice (o scrittore) sembra davvero l’avversario da battere. Se lo Strega andasse a “Storia della bambina perduta”, pubblicato da e/o, sarebbe davvero una rivincita per l’editoria indipendente.

Qualche novità è comunque già arrivata dal Premio, che da quest’anno accoglie da regolamento anche gli autori non italiani che scrivono nella nostra lingua e le forme di narrativa non in prosa, con prima conseguenza l’inserimento della graphic novel di Zerocalcare tra i dodici finalisti.

In un periodo di grande crisi per l’editoria, con manifestazioni, anche apprezzabili, che hanno lo scopo di risvegliare l’interesse dei cittadini per la lettura, resta da chiedersi quale impatto abbiano questi premi sull’andamento del comparto in Italia. Le vendite del libro vincitore dello Strega hanno sempre un notevole incremento e la sua vita sugli scaffali delle librerie è più rosea di quella di altre pubblicazioni – non tutti i riconoscimenti nazionali portano a questi risultati, va detto.

Ma i premi hanno un valore in termini di promozione della letteratura di qualità? Riescono ad avvicinare alla lettura i non lettori, quella percentuale in costante crescita degli italiani? Per adesso, le opinioni a riguardo rimangono piuttosto pessimiste. Staremo a vedere.

Aspettando il 2 luglio, giorno in cui avverrà l’ultima votazione e la proclamazione del vincitore del Premio Strega, non resta che mettersi sotto con la lettura e stilare la nostra personale classifica.


 

Qual è il vostro rapporto con i Premi letterari? Pensate che abbiano un qualche valore o che siano solo trovate pubblicitarie? Seguite le varie fasi e vi tenete al passo, leggendo i libri candidati alla vittoria finale? Oppure ignorate bellamente il tutto, e leggete soltanto romanzi che vi ispirano? Premio Strega o non Premio Strega, avete letto qualcuno dei 12 titoli candidati? Fateci sapere le vostre impressioni sull’utilità dei riconoscimenti, sulle vittorie “pilotate” e ovviamente sui libri.

 

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