“Prey”: un film che va oltre Predator, parlando di emancipazione e coraggio

Amber Midthunder conquista la scena con grinta nell'horror atipico di Dan Trachtenberg

Un film di Dan Trachtenberg. Con Amber Midthunder, Dane DiLiegro, Dakota Beavers, Harlan Blayne Kytwayhat. Horror, ’99. USA 2022

Nei territori Comanche del 1719, la giovane Naru cerca di dimostrarsi una cacciatrice al pari dei giovani maschi della comunità, guidati da suo fratello Taabe. Ha la sua occasione quando, seguendoli di soppiatto, si unisce a una spedizione di caccia al leone. Strada facendo incontra le tracce di un altro più pericoloso predatore, ma non riesce a convincere nessuno che non si tratti di un semplice orso. Giunto da un altro mondo, questo predatore invece è fin troppo reale, determinato a cercare sfide di caccia degne di sé e protetto da una tecnologia stealth che lo rende pressoché invisibile. La sua superiorità tecnologica sembra insuperabile non solo per i comanche, ma pure per un gruppo di spregevoli trapper francofoni…

 

Chi vi scrive non è mai stato un grande appassionato della saga di “Predator” (apertasi nel 1987) e dei cross-over con “Alien”, l’altro celebre e mostruoso alieno cinematografico, con cui è cresciuta la mia generazione, quella degli over40.

Partendo da questo presupposto, potete immaginare la mia gioia alla prospettiva di vedere e recensire “Prey” di Dan Trachtenberg, presentato come un prequel di “Predator” ambientato nei territori degli indiani Comanche nel 1719.

Ebbene, dopo aver visto il film ammetto di essermi sbagliato, ma anche la Disney dovrebbe recitare un bel mea culpa sul piano promozionale. “Pray” teoricamente sarà anche un prequel – oggettivamente l’alieno, nella seconda parte, compare in tutta la sua ferocia – ma nei fatti è molto più di questo.

Amber Midthunder si prende le luci della ribalta interpretando la protagonista del film, Naru, una giovane Comanche dalla grande intelligenza e abilità che lotta per farsi accettare nel mondo dei cacciatori maschi della sua tribù. L’arrivo di Predator rappresenterà la sua occasione di sovvertire lo status quo.

“Prey” allora è il racconto di una doppia sfida: quella di Naru contro il Predator caduto dal cielo (che cadrà nell’errore tipicamente umano di sottovalutare l’avversario femminile) ma anche contro gli uomini e le loro posizioni.

Un horror atipico, che ha un profilo più esistenziale e simbolico che puramente spaventoso, dove la protagonista lotta per la proprio sopravvivenza ma soprattutto per dimostrare le proprie capacità, al di là del sesso.

Amber Midthunder è un’inaspettata quanto piacevole sorpresa, dimostrando di essere perfettamente a proprio agio in un ruolo tosto e difficile da reggere, data anche la giovane età. Grinta, grande presenza scenica e sguardi che parlano.

Bellissimi anche la fotografia e gli scenari naturali che fanno da sfondo alla vicenda, che contribuiscono a rendere la visione avvincente e godibile.

“Prey”, per quanto possa sembrare incredibile, è una delle pellicole più riuscite in chiave femminista viste nell’ultimo periodo, confermando che non esistono limiti di genere per affrontare certi argomenti. Un film in cui i ruoli di preda e cacciatore cambiano spesso, ma che alla fine vede il trionfo dello spirito d’iniziativa e dell’acume.

 

Il biglietto da acquistare per “Prey” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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