“Prima che la notte”: su Rai 1 il film tv sul giornalista siciliano Giuseppe Fava

Daniele Vicari dirige una storia di giornalismo etico, coraggio e umanità nella Sicilia degli anni '80

Un film tv di Daniele Vicari. Con Fabrizio Gifuni, Lorenza Indovina, Dario Aita, David Coco, Selene Caramazza, Fabrizio Ferracane, Carlo Calderone.

 

Chi era Giuseppe Fava? Perché è così urgente che il pubblico televisivo e in modo particolare i giovani conoscano la storia di questo giornalista siciliano, ucciso dalla mafia locale il 5 gennaio 1984?

Io ho un concetto etico del giornalismo: ritengo che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella siciliana rappresenti una forza essenziale. Un giornalismo fatto di verità impedisce la corruzione, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. Pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

Fava firmò questo editoriale dopo che il suo editore aveva provato a censurarlo, nel 1980. E le sue parole rendono l’idea della caratura morale e del modo di pensare di questo giornalista, scrittore, drammaturgo, uomo carismatico, affascinante, solare, ironico, amante della vita e delle donne.

Il film tv “Prima che la notte”, in onda su Rai 1 il 23 maggio, in occasione della giornata della legalità, inizia il suo racconto proprio a partire da quell’anno.

Giuseppe Fava (Gifuni), sebbene abbia ottenuto numerosi successi professionali a Roma, decide di tornare a Catania accettando la proposta di un facoltoso imprenditore di fondare e dirigere un nuovo giornale. Il ritorno a casa ha un carattere privato: l’uomo vuole infatti definire il rapporto con la moglie Linda (Indovina), nonostante il loro matrimonio sia, di fatto, finito da tempo.

Fava si getta con entusiasmo nella nuova avventura professionale, formando una redazione di giovani giornalisti – carusi – tra cui anche il figlio Claudio (Aita), e dando vita a un giornale alternativo, scomodo e coraggioso, che parlava della mattanza in corso nelle strade di Catania, del boss mafioso Nitto Santapaola, dei quattro Cavalieri del lavoro, ribattezzati dell’Apocalisse, collusi con la malavita.

Licenziato ingiustamente dal suo editore, Fava non mollò la presa, fondando una rivista, rifiutando di farsi corrompere, e andando incontro al proprio destino, orgoglioso di aver sempre tenuto la testa alta e soprattutto di non aver mai tradito i propri principi.

Claudio Fava, nelle vesti di autore e co-sceneggiatore del film tv, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione, ha voluto spiegare le motivazioni artistiche e drammaturgiche che sono state alla base del progetto su suo padre Giuseppe.

“L’obiettivo del film era quello di mostrare al pubblico la sfera personale e intima del protagonista, l’indole, la personalità, lo stile di vita, senza ometterne i limiti e le debolezze. Volevamo differenziarci dalle precedenti e similari pellicole, evitando di raccontare esclusivamente le gesta di un eroe civile, encomiabile ma lontano dalle persone. Il nostro Giuseppe Fava è un uomo, prima che un eroe”.

La vicenda del protagonista è inserita all’interno di un contesto storico, sociale, culturale e politico più ampio: quello della Catania dei primi anni ‘80, ostaggio della mafia.

L’obiettivo viene raggiunto anche grazie allo straordinario lavoro di Daniele Vicari, Fabrizio Gifuni e dell’intero cast, giovane ma talentuoso. Gifuni soprattutto ha svolto un lavoro approfondito e scrupoloso nella costruzione del suo personaggio. Il suo Giuseppe Fava appare allo spettatore come una figura rock, brillante, acuta, capace d’alternare momenti drammatici ad altri più leggeri.

Daniele Vicari costruisce in modo sapiente, attento e partecipato una storia di giornalismo etico, coraggio e umanità che ha la doppia valenza di ricordare Fava e di invitare i giovani che desiderano intraprendere questa professione a fare tesoro dei suoi insegnamenti.

I carusi di Giuseppe Fava persero la spensieratezza e la gioia di vivere tipica della gioventù, la notte in cui venne ucciso il loro mentore. È quanto ha ammesso Michele Gambino nel suo intervento in conferenza stampa.

Dopo la la tragica morte del mio direttore mi sono chiesto tante volte se sarei mai diventato un giornalista alla sua altezza. La risposta era negativa, non possedendo io l’ironia e la leggerezza di Giuseppe nell’affrontare anche le tematiche più scottanti e i momenti più difficili. Se penso agli anni della rivista, però, non ricordo le minacce, i pericoli e le difficoltà ma piuttosto i bei momenti. Sono riuscito a scrollarmi di dosso questa sensazione d’inadeguatezza quando con Claudio ho scritto il romanzo, trovando la forza di raccontare e far rivivere quella storia, e soprattutto di far conoscere la forza e il gioioso coraggio di Giuseppe Fava. E oggi, grazie a questo film, potranno conoscerlo anche tanti altri.

Un augurio che anche questa volta condividiamo, invitando tutti a sintonizzarsi questa sera su Rai 1 per “Prima che la notte”, appuntamento con la storia di Giuseppe Fava, uno di noi.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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