“Quando il mondo era giovane”: recensione del libro di Carmen Korn

Fazi editore pubblica il primo capitolo della nuova duologia ambientata nel dopoguerra

Tre città – Amburgo, Colonia e Sanremo -, tre famiglie le cui storie si intrecciano nell’arco di un decennio, a partire dal 1950. È uscito in libreria il 3 giugno, edito da Fazi, Quando il mondo era giovane, il primo capitolo della nuova duologia firmata da Carmen Korn, già autrice della Trilogia del secolo.

1 gennaio 1950: a Colonia, Amburgo e Sanremo si festeggia l’arrivo del nuovo decennio. Quello che si è appena concluso ha lasciato ferite profonde: nelle città, nelle menti e nei cuori. La casa di Gerda e Heinrich Aldenhoven a Colonia è stata distrutta e la galleria d’arte di Heinrich non basta per sfamare tutti. Ad Amburgo, invece, l’amica di Gerda, Elisabeth, e suo marito Kurt hanno meno preoccupazioni economiche: come manager pubblicitario di una cassa di risparmio, Kurt riesce a sostenere la sua famiglia; anche qui, però, i problemi non mancano: il genero Joachim non è ancora tornato dalla guerra.

E infine Margarethe, nata Aldenhoven, si è trasferita da Colonia a Sanremo. La vita al fianco del marito italiano sembra spensierata, ma la presenza della suocera è molto ingombrante… Ognuno festeggia il capodanno a modo suo, ma il mattino seguente tutti si pongono le stesse domande: le ferite finalmente guariranno? Cosa riserva il futuro?

Quando il mondo era giovane” è un romanzo storico e corale ben scritto, che conferma il talento di Carmen Korn per le storie familiari. E ci fa riflettere, su questo punto. Tutte le famiglie, bene o male, potrebbero essere protagoniste di un libro, per il semplice fatto di crearsi, evolversi, estinguersi. Tutte hanno una storia da raccontare, e quelle che hanno vissuto in periodi particolari o pregni di significato, come il dopoguerra, a maggior ragione.

La Korn, insomma, potrebbe continuare ad affrontare questo periodo storico e questo genere per chissà quanto tempo… Il rischio, però, almeno secondo me, è di cadere nella monotonia, di risultare, al di là della scrittura scorrevole che ti porta a leggere con piacere i suoi romanzi a prescindere da tutto, ripetitiva.

Quando il mondo era giovane” copre l’arco di un decennio, da inizio 1950 a fine 1959. Ai protagonisti accadono diverse cose – matrimoni, divorzi, disgrazie -, e in ogni capitolo si cambia anche ambientazione, muovendosi tra le tre città e anche altrove. Eppure, andando avanti, si ha la sensazione che la storia arranchi.

La scelta di procedere anno per anno, se da una parte permette di approfondire molto le vite dei personaggi e di non perdersi nulla, rende anche il ritmo della storia molto blando. I “colpi di scena”, se così li vogliamo chiamare, sono talmente diluiti nella vastità della quotidianità – tra lavoro, pranzi, cene, viaggi in auto e sui mezzi – da risultare quasi invisibili. Passa davvero troppo tempo, tra uno e l’altro.

Al di là di questa lentezza connaturata alla scelta dell’autrice di prendersi il suo tempo, comunque, il romanzo si legge con piacere. E alla fine c’è la curiosità di andare avanti con la storia, per sapere cosa è successo “dopo”, visto che, chiaramente, qui la narrazione si chiude in media res

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