“R.M.N.”: un film che racconta come nasce e si diffonde il razzismo oggi

Cristian Mungiu esplora le dinamiche interne a una piccola comunità della Romania

Un film di Cristian Mungiu. Con Judith State, Alin Panc, Marin Grigore, András Hatházi, Orsolya Moldován. Drammatico, 125′. Romani 2022

Matthias, burbero e taciturno lavoratore di un mattatoio tedesco, litiga con il datore di lavoro e scappa verso Recia, il villaggio di origine in Transilvania. Qui trova una situazione complicata: la moglie Ana sta crescendo il figlio Rudi in maniera troppo protettiva, mentre la sua amante Csilla ha fatto carriera in un grande panificio locale. Quando quest’ultima, per poter ottenere dei benefici UE, si trova a dover assumere braccianti provenienti dallo Sri Lanka, nel villaggio emergono intolleranze sopite a lungo ma più vive che mai.

 

Prima i Rumeni. W la Romania. Fuori gli stranieri dalla sacra patria. Basterebbero questi slogan di leghista memoria per riassumere in estrema sintesi il messaggio narrativo/politico del nuovo film di Cristian Mungiu, “R.M.N.”, presentato in concorso al Festival di Cannes.

Non me voglia il regista, ma due ore per esplicitare come il problema dell’intolleranza e della diffidenza verso “l’altro” siano ben radicati anche in Romania mi sono sembrate oggettivamente troppe.

L’impianto narrativo del film è lineare ma anche allungato e ripetitivo, e lo stile del racconto quasi sempre compassato. Mancano vere idee e ci si affida alla ripetizione di concetti e contrapposizioni trite e ritrite.

Mungiu ha voluto raccontare l’involuzione negativa e razzista di una piccola comunità, prendendo come spunto di partenza il forzato rientro a casa di Matthias. Uomo poco avvezzo alla diplomazia e alla gentilezza, ora deve affrontare il preoccupante mutismo del figlio, forse oggetto di una violenza mentre ritornava da scuola.

E poi c’è il panificio locale, che per ottenere benefici dalla Comunità Europea deve assumere braccianti provenienti dallo Sri Lanka. I problemi personali si mescolano con quelli lavorativi, accendendo la miccia che fa esplodere malumori a lungo covati.

“R.M. N.” propone alcuni passaggi interessanti, come ad esempio la lunga sequenza in Comune in cui si fronteggiano due fazioni, ma al netto di qualche fiammata degna del talento e dell’esperienza del regista il risultato finale è ampiamente sotto le aspettative.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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