Recensione di “Chi dà luce rischia il buio” di Giulia Ciarapica

Rizzoli pubblica il secondo capitolo della duologia storica e familiare ambientata nelle Marche

Dopo un’attesa di oltre tre anni – il primo romanzo della duologia, “Una volta è abbastanza”, era uscito in libreria nel “lontano” 2019 -, Giulia Ciarapica torna nella sua Casette d’Ete con Chi dà luce rischia il buio, per continuare a raccontare la storia di Annetta, Giuliana e della loro industria calzaturiera. 

“Noi non facciamo parte del resto del mondo perché viviamo qui.” Questo Annetta lo sa, lei che si porta dentro tutto il passato di Casette d’Ete, con i suoi fantasmi e i suoi lutti, e l’energia di un paese a cui ciascun figlio resta legato in modo indelebile. Lo sa Valentino, suo ex fidanzato e oggi marito della sorella Giuliana.

Sanno anche loro che ogni cosa sta cambiando pur rimanendo immobile, e la Valens, la loro ditta di scarpe da neonato, ne è la prova: arrivano gli anni Sessanta, i laboratori artigiani si trasformano in vere e proprie fabbriche da cui entrano ed escono padroni e operai, ma l’obiettivo resta sempre quello, ideare scarpe. La famiglia Verdini cavalca il boom economico e le loro calzature sono richieste all’estero, eppure la strada del successo si rivela insidiosa, tra scioperi e truffe da parte di concorrenti sleali.

A risentirne è anche la famiglia, quel luogo misterioso in cui si mescolano le inquietudini dei figli e i grandi errori dei genitori: se Annetta combatte contro la solitudine del non essere diventata madre, Giuliana cerca nella durezza della maternità la soluzione agli enigmi interiori.

Sono passati oltre tre anni da quando ho il letto il primo romanzo della serie… e li ho sentiti tutti! Riprendere confidenza con i luoghi, quella provincia marchigiana che ha superato il dopoguerra e adesso si lancia negli anni ’60, è tutto sommato semplice, ma far tornare in mente i personaggi, e associare un volto, una personalità e una storia a tutti i nomi… Avendo la possibilità, consigliere di leggere “Chi dà luce rischia il buio” a breve distanza da “Una volta è abbastanza”, per evitare il senso di smarrimento che ho provato io.

Recuperando la mia recensione di quel libro, ho notato che non mi aveva lasciato un’impressione totalmente positiva. In questo caso, invece, la scrittura di Giulia Ciarapica mi ha convinta molto di più. La storia è affascinante, ricca di colpi di scena, piacevole da leggere. Si arriva alla fine con la curiosità di scoprire cos’è successo “poi” e non c’è tempo di annoiarsi.

L’unico elemento che mi ha fatto storcere il naso, questa volta, è l’eccessivo lirismo. Per ciò che riguarda le descrizioni e i passaggi narrativi, ogni autore è libero di regolarsi come crede, quindi non mi espirmo. Ma quando a fare discorsi degni di Leopardi sono personaggi che, in teoria, non hanno studiato… ecco che il realismo della storia scricchiola! I pensieri di Annetta – ma soprattutto quelli di Rita, nel poco tempo che resta in scena – sono davvero troppo “alti”, quanto a linguaggio e stile, per risultare credibili.

Al netto di questa stonatura stilistica, ho trovato “Chi dà luce rischia il buioun bel romanzo, storico e familiare. Un romanzo capace di raccontare i cambiamenti dell’Italia di provincia negli anni ’60 ma anche e soprattutto i rapporti familiari. E se di belle relazioni moglie/marito se ne trovano tante, nei libri, non è facile incontrare un rapporto madre/figlia sviscerato in modo così profondo, accurato, credibile. Davvero bello. 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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