Recensione di “Cinque donne e un arancino” di Catena Fiorello Galeano

Giunti pubblica il primo capitolo della serie "Le signore di Monte Pepe", nella Sicilia di oggi

Questo inizio di estate si sta rivelando un periodo di letture altalenanti: alcuni libri che ho letto mi hanno conquistata e commossa – come “Caterina Howard. La regina scandalosa” (qui la mia recensione) – altri mi hanno lasciata dubbiosa sulla loro effettiva bontà e riuscita.

È il caso di Cinque signore e un arancino” di Catena Fiorello Galeano, edito da Giunti, primo capitolo della serie “Le signore di Monte Peper”, comedy con un pizzico di romance ambientati nella Sicilia di oggi, sospesa tra tradizione e voglia (?) di novità e innovazione. 

Ogni trasloco è una fine. O un inizio. Ma sempre e comunque un intreccio di emozioni. Lo sa bene Rosa, che dopo la morte del marito decide di lasciare Milano per tornare nella sua terra di origine, lo sperduto paesino siciliano di Monte Pepe. Qui si rende ben presto conto che le donne del luogo (perfino le più giovani!) sembrano rassegnate a un monotono tran-tran. Eppure ci deve essere un modo per ravvivare le giornate e risvegliare le ambizioni delle signore di Monte Pepe.

Così, una mattina, si alza punzecchiata da un’idea: aprire una rosticceria che offra i migliori arancini della regione, in un ambiente ospitale che attiri turisti e buongustai. Forte del suo passato di cuoca, Rosa tenta di coinvolgere quattro amiche: Giuseppa, vedova con qualche anno in più, le gemelle Maria e Nunziatina, appassionate di cucina dell’antica tradizione, e la bellissima Sarina, giovane in cerca della sua vocazione. Ma fin da subito si scontreranno con una difficoltà insormontabile: il paese è troppo isolato fra le montagne e i clienti scarseggiano.

In mezzo a questi guai, nuovi amori nascono, altri finiscono, e altri ancora stentano a farsi strada. E proprio quando le cinque amiche cominciano a darsi per vinte, il loro destino sarà stravolto dall’apparizione di una misteriosa donna che le trasporterà in un’incredibile avventura a New York. Già, perché la vita non è scritta soltanto dalle nostre intenzioni. Talvolta può accadere che il caso ci metta lo zampino, sorprendendoci con la sua generosità…

Cinque donne e un arancino” è una lettura leggera e piacevole, perfetta per l’estate. Certo, ci sono degli elementi che fanno storcere il naso e alzare le spalle, specie ai lettori più esigenti – infatti ho trovato pensieri analoghi ai miei in molti siti di recensioni online. Passi la commedia, passi la leggerezza, ma alcuni passaggi sono davvero un po’ troppo… troppo frivoli ma soprattutto troppo carichi di luoghi comuni.

L’idea dell’autrice dovrebbe essere proprio quella di sdoganare certi pregiudizi, di dimostrare come anche nel “profondo sud” sia possibile portare avanti idee innovative e in sintesi dar vita a qualcosa di bello e “rivoluzionario”. Peccato che, nel farlo, si affidi a tante banalità e semplificazioni

Personalmente non conosco in prima persona la realtà siciliana, quindi non me la sento di esprimere un giudizio definitivo, ma la descrizione che delle donne e del modo con cui vengono trattate e considerate dagli uomini – e dalle altre donne, manco a dirlo – mi è sembrato un tantino inverosimile, medievale a dir poco.

Anche nella caratterizzazione dei personaggi – la bella Sarina che viene considerata una mangia-uomini dalle comari del Paese, le gemelle zitelle che battibeccano per ogni cosa – la Galeano ha calcato la mano. Al di là di tutto, queste caratterizzazioni così forti rischiano di essere fuorvianti; per esempio Maria e Nunziatina hanno appena 45 anni ma ne dimostrano 60 almeno. È il rischio di costruire dei tipi: la loro credibilità non sempre regge. 

La “svolta americana” della storia porta la narrazione su un piano ancor più inverosimile, avvicinando il tutto a una fiaba – manca solo la zucca che si trasforma in carrozza ma per il resto gli elementi ci sono tutti. Da un certo punto di vista è piacevole sognare ad occhi aperti, anche se le possibilità che qualcosa del genere avvenga nella vita reale sono prossime alle zero.

Ma comunque, alla fine, la curiosità di sapere cos’è successo dopo (in caso ve lo foste persi, vi anticipo che il secondo capitolo della serie, “I cannoli di Marites“, è già disponibile) viene – così come una certa acquolina in bocca a leggere per la duecentesima volta la parola “arancino”, quindi… 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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