Recensione di “La leggenda della Peregrina” di Carmen Posadas

Un romanzo multiforme e sfaccettato, che ripercorre quattro secoli con arguzia e acume

È sicuramente uno dei romanzi che più mi ha conquistato in questa estate di letture altalenanti – se siete soliti leggere le mie recensioni saprete di cosa parlo! -, ben scritto, affascinante e capace di tenere insieme tante storie e anche tanti stili di racconto e di scrittura in modo convincente.

La leggenda della Peregrina della scrittrice uruguaiana Carmen Posadas, edito da Rizzoli, è un romanzo storico multiforme e sfaccettato, che si propone di raccontare la storia di una perla favolosa, di grandezza e fattezze uniche, attraverso oltre quattro secoli e un caleidoscopio di personaggi che, in modi diversi, hanno avuto a che fare con “lei”. 

Il primo a tenerla fra le mani fu uno schiavo, che nel XVI secolo la fece emergere dalle acque del Mare del Sud, al largo di Panama. Dopo un lungo viaggio, la Peregrina arrivò alla corte di Filippo II di Spagna. Goccia di luce, gioiello prodigioso, questa perla intersecherà – lasciando una scia deflagrante nelle trame della Storia – dolori, capricci, tradimenti, astuzie e amori tra i più tenaci di re e regine; sarà immortalata da artisti quali Velázquez e Goya.

Sarà un fantasma rilucente nella sofferta confessione di una monaca, incrocerà le stravaganze dell’italiano Farinelli, le spavalderie di un giovane fornitore di sanguisughe, il tentativo di depistaggio di un agente segreto coinvolto nell’assassinio di Rasputin; sarà, sopravvissuta ai denti di un cagnolino, il gioiello più prezioso e scintillante ricevuto in dono da Elizabeth Taylor, sua ultima proprietaria nota, prima della spettacolare uscita di scena nel 2011 – quando è stata venduta all’asta al prezzo record di 11,8 milioni di dollari a una persona che viene dai paesi arabi. 

Come potrà dirvi ogni appassionato di romanzi storici che si rispetti, più si amplia il campo di osservazione di una storia e si moltiplicano le ambientazioni e i personaggi più è difficile mantenere una coerenza di fondo. Perché tenere sotto controllo molte voci senza cadere in errori o contraddizioni è sempre un’impresa rischiosa.

Carmen Posadas decide di percorrere una delle strade più complesse, raccontando episodi che coprono l’arco di oltre quattrocento anni e si svolgono in Paesi diversi ed epoche storiche diverse. Lo fa con grande acume e originalità, affidandosi anche a stili letterari differenti – il diario, la confessione, il racconto classico. Eppure questo, invece di dare a “La leggenda della Peregrina” l’aspetto di un grande pasticcio, lo rende piacevolissimo, avvincente, una vera chicca. 

Pagina dopo pagina si viene affascinanti dalle vicende di questa perla favolosa, che interseca le storie di personaggi famosissimi come Filippo II e Velázquez, Goya ed Elizabeth Taylor. In realtà, eccetto che in pochi casi, a prendere la parola nel libro sono esimi sconosciuti – un nano, un fornitore di sanguisughe, una giovane sfigurata e via dicendo -, ed è attraverso di loro che veniamo a sapere cosa ne è stato del gioiello e dei suoi proprietari. 

La leggenda della Peregrina” è un romanzo scritto in modo magistrale, che non perde un colpo e non annoia mai. La varietà di stili, di storie, di spunti non disorienta il lettore ma lo avvince. E si vorrebbe leggere altre storie, ancora e ancora, e quando si arriva all’ultima non si può non provare una grande malinconia. E questa è la magia della grande narrativa, per come la vedo io. 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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