Recensione de “Il caso della sorella scomparsa” di Jessica Fellowes

Neri Pozza pubblica il quinto capitolo della serie "I delitti Mitford", incentrato su Jessica/Decca

Quinto capitolo della fortunata serie di Jessica Fellowes I delitti Mitford, Il caso della sorella scomparsa è uscito per Neri Pozza il 3 marzo e ha come protagonista Jessica Mitford, detta Decca, una giovane ribelle e irrequieta, molto distante dal resto della famiglia quanto a ideologia politica. 

Nel 1937 in Spagna infuria la guerra civile, un conflitto che non risparmia nessun angolo del mondo, nemmeno il Regno Unito, e nemmeno nobili e illustri famiglie, come quella di Lord e Lady Redesdale e delle loro celebri figlie, le sorelle Mitford, abituate a muoversi a loro agio sul palcoscenico della Storia. Unity spasima per il Führer, Diana per Mosley, il capo dei fascisti britannici. Jessica, detta Decca, invece, volta le spalle ai privilegi e si vota anima e corpo al comunismo, tramutandosi nella pecora nera della famiglia.

Tempi turbolenti, di inaspettate lacerazioni e altrettanto inaspettate trasformazioni, come quella che riguarda Louisa Cannon, ex bambinaia dei Mitford poi cameriera personale di milady, che ha aperto con il marito, l’ex poliziotto Guy Sullivan, un’agenzia di investigazioni e crede così di aver sciolto ogni legame con la rinomata famiglia.

Un giorno però riceve una telefonata da Nancy Mitford, la sorella scrittrice. Decca è scomparsa, svanita nel nulla, e Lord e Lady Redesdale, sospettando una fuga della figlia scapestrata verso lidi spagnoli, non vogliono coinvolgere Scotland Yard nelle ricerche. Il fatto singolare è che subito dopo si presenta alla porta della Cannon&Sullivan una donna che denuncia la scomparsa della sorella, Petunia Attwood, sparita da almeno tre settimane. Di fronte a due casi all’apparenza separati, ma stranamente simili, Louisa e Guy avviano le indagini, scoprendo, a loro spese, che non soltanto in ogni matrimonio si celano segreti, ma che alcuni possono rivelarsi mortali. 

I romanzi di Jessica Fellowes incentrati sulle sorelle Mitford non mi hanno sempre entusiasmato – più di una volta “il caso” di giornata mi è sembrato un po’ tirato per i capelli, rispetto alla componente storica. Ma “Il caso della sorella scomparsa“, a oggi, è sicuramente il mio preferito della serie! Un romanzo intrigante, ben calibrato, dove le indagini di Louisa e del marito Guy si integrano alla perfezione con le vicende della celeberrima famiglia inglese. 

I personaggi si muovono tra Inghilterra, Francia e Spagna (forse sul filane tutto questo andare avanti e indietro inizia a diventare un filino stancante, ma comunque), sviluppando una trama “doppia” articolata e intrigante. Da una parte ci sono i Mitford che chiedono a Louisa e al marito di indagare sulla fuga della figlia Decca, passata poi ai posteri come “la comunista”, destando il minor clamore possibile. Dall’altra la scomparsa di un’altra donna, Petunia Attwood, e i suoi legami con un losco figuro impegnato, pare, in Spagna… 

Romanzo dopo romanzo la narrazione della Fellowes si sposta sempre più a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale, e questo inasprimento della situazione internazionale – visti anche i legami delle sorelle Mitford con personaggi di spicco del nazismo e del fascimo inglese – si avverte, tra le righe, e contribuisce al clima teso della storia. 

La famiglia Mitford nel 1928. Nella prima fila da sinistra la madre Sydney Bowles, le figlie Unity, Jessica e Deborah, il padre David Freeman-Mitford. Nella seconda fila, Diana e Pamela. Nella fila più indietro, Nancy e Tom.

Della Louisa che abbiamo conosciuto in “L’assassinio di Florence Nightingale Shore” non è rimasto molto. Quella di oggi è una moglie e madre realizzata, ma anche una donna “in carriera”, che ha trovato la sua strada e non ha timore di percorrerla, nonostante le difficoltà. Louisa è cresciuta molto, nell’arco dei cinque romanzi, è maturata, e per chi l’ha seguita fin dall’inizio è impossibile non notare la differenza. 

Le sorelle Mitford, invece, per assurdo, restano sempre un po’ uguali a se stesse, nonostante gli anni che passano, quasi intrappolate nei rispettivi personaggi. E allo stesso modo – anzi, forse in modo persino meno simpatico! – i loro genitori, incapaci di accettare che le cose stiano cambiando e alcune consuetudini siano ormai superate o quasi (penso, ad esempio, alla loro difficoltà di accettare la presenza di una ex cameriera nella loro stessa stanza, “al loro stesso livello”). 

Alla fine di “Il caso della sorella scomparsa tutti i tasselli del puzzle incrociato finiscono al loro posto, in modo coerente e non affrettato. Se mai, l’unico dettaglio che mi ha lievemente disturbata è la capacità di Guy di accettare il comportamento della moglie e di perdonarle ogni leggerezza, così, su due piedi. Trovarne, ieri come oggi, di uomini così… 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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