“Red zone – 22 miglia di fuoco”: un action movie caotico e artificioso

Peter Berg e Mark Wahlberg di nuovo insieme, per un progetto tutto armi, esplosioni e forza bruta

Un film di Peter Berg. Con Mark Wahlberg, Lauren Cohan, Iko Uwais, John Malkovich,  Ronda Rousey, Terry Kinney. Azione, thriller, 94′. USA 2018

Jimmy Silva è un agente dell’intelligence statunitense con un problema di controllo della rabbia. Quando lui e il suo team sono a caccia di una partita di cesio radioattivo nel sud-est asiatico, si consegna a loro Li Noor, disposto a consegnare il cesio in cambio di asilo politico.

 

Ambientato nel pericoloso mondo dei servizi segreti e della politica mondiale, “Red Zone – 22 miglia di fuoco” segue la missione di una squadra paramilitare specializzata, incaricata di scortare un prezioso informatore straniero da un’ambasciata statunitense nel sud-est asiatico alla pista di decollo da cui sarà prelevato e che dista, per l’appunto, 22 miglia.

Mark Wahlberg, per la quarta volta in coppia con il regista Peter Berg, interpreta James Silva, un abile agente delle operazioni nere degli Stati Uniti e capo di una task force d’élite dell’intelligence, che prende gli ordini da un’unità segreta di comando tattica e il cui compito è occuparsi degli affari, quando ogni altra opzione fallisce.

Mentre “Lone Survivor” era fondamentalmente un film di reclutamento e “Deepwater Horizon” uno spettacolo pirotecnico, “Red Zone” appare come un thriller incerto, confuso e strutturalmente inconsistente che fatica a darsi un senso, figuriamoci a intrattenere chi lo guarda.

I punti di forza di Berg sono la messa in scena di un’azione tesa e “muscolare”, e ci sono sicuramente un paio di sequenze dove vengono fuori. Peccato però che l’azione assuma qui la forma di un continuo, e piuttosto noioso, scambio di armi, con diverse parti del film rese incoerenti da un montaggio e da una sceneggiatura non all’altezza.

Guardando “Red Zone” sembra di trovarsi davanti un videogame, dove i personaggi si prendono occasionalmente qualche pausa per snocciolare dialoghi dal ritmo serrato e stravagante, che contribuiscono solo ad aumentare l’incorenza del prodotto finale.

Insomma, un film d’azione caotico, indisciplinato e violento, vittima del suo stesso machismo, che batte e ribatte sul fatto che il mondo deve tutto a uomini e donne capaci di portare a termine il loro lavoro. Qualsiasi cosa accada.

 

Previous articleTorino Film Festival: presentata la 36° edizione della kermesse
Next articleLETTURE DAI 4 ANNI | “Gli acchiappacattivi” di Rasmus Breghnøi
Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here