“Ron – Un amico fuori programma”: una storia di amicizia universale

Robot parlanti, ragazzini solitari e tante risate nel primo film dei Losksmith Animation

Una scena del film d'animazione "Ron - Un amico fuori controllo" (2021)

Un film di Sarah Smith, Jean-Philippe Vine. Con Pasquale Petrolo, Thomas Barbusca, Jack Dylan Grazer, Bentley Kalu, Jean-Philippe Vine. Animazione, 106′. Regno Unito, USA 2021

L’undicenne Barney Pudowski vorrebbe più di ogni altra cosa ricevere un Bubble Bot (o B*bot), un dispositivo digitale ultratecnologico e sempre connesso pensato per comportarsi come un migliore amico. Per il suo compleanno il padre e la nonna lo accontentano, procurandosene uno, ma il suo bot, Ron, non funziona come dovrebbe. Cercando di insegnargli a comportarsi “come dovrebbe” e di tenerlo al sicuro dalla multinazionale che lo ha prodotto e che adesso vorrebbe terminarlo, Barney scoprirà il vero significato dell’amicizia.

 

Come sarebbe non sentirsi mai più soli? Avere sempre al proprio fianco un “migliore amico pronto all’uso”, programmato per essere in perfetta sintonia con il suo proprietario e aiutarlo a stringere nuovi rapporti con persone affini? Descritta in questi termini, la prospettiva sembra davvero allettante. Peccato che anche i progetti idealmente più etici possano rivelare delle falle…

Opera prima dello studio inglese Losksmith Animation, “Ron – Un amico fuori programma” (Ron’s gone wrong), presentato in anteprima al London Film Festival, è un film divertente, originale, pensato, per la sua estetica, per piacere al pubblico di giovani e giovanissimi eppure, al contempo, attuale e profetico in modo quasi spaventoso. 

L’undicenne Barney vive in una cittadina insieme al padre e alla nonna bulgara (eccezionale!), dopo la morte della madre. Introverso e poco “social”, si ritrova messo in disparte dai compagni di scuola, anche a causa della mancanza di un Bubble Bot – o B*bot – al suo fianco.

Questi dispositivi, pensati in origine per favorire la nascita di nuovi rapporti di amicizia, hanno finito per isolare ancora di più i ragazzini. Ognuno vive chiuso nella sua bolla e nel suo gruppo, prigioniero del suo “personaggio” e quasi impossibilitato ad avvicinarsi a persone “diverse” (ovvero utenti che il suo B*bot non reputa compatibili, dopo aver confrontato i rispettivi profili social, interessi e via dicendo). 

Quando Barney, per il suo compleanno, riceve Ron, un B*bot fallato che non ha installato correttamente il software e quindi non si comporta come tutti gli altri, le cose per lui cambiano in modo significativo – ma non come avrebbe immaginato…

“Ron – Un amico fuori programma” è un film esilarante, dove si ride parecchio, ma anche ricco di spunti di riflessione. L’estetica coloratissima ricorda, per ciò che riguarda la parte tecnologica, quella del disneyano “Big Hero 6”. E la caratterizzazione dei B*bot è eccezionale, divertente, azzeccata, unica. 

Alcune battute sono davvero iconiche, e raccontano in modo diretto e senza giri di parole la nostra società contemporanea, iper-connessa eppure sempre più solitaria. (“Come può divertirsi off line? È contro natura!” si sorprende il boss della multinazionale produttrice dei Bot, davanti alle immagini di Ron e Barney che si divertono insieme.)

Non solo. La storia di Barney e del suo B*bot pone anche l’accento su alcune questioni di “etica tecnologica”, chiamiamola così, che sono all’ordine del giorno oggi e lo saranno ancora di più in futuro. Quando Barney sparisce nel bosco, cercando di mettere in salvo Ron, il boss baffuto chiede di utilizzare le telecamere dei robot per trovarlo. Non sono state installate per quello, è una chiara violazione della privacy. “A chi credete che importerà, domani?”. Ecco. Lo scenario vi suona familiare?

Viviamo circondati da dispositivi; diamo il nostro assenso ogni giorno perché i nostri dati, le nostre foto, gli estremi delle nostre carte di credito siano salvate da questo e da quello, online. Al momento i fini sono commerciali/leciti/condivisibili, ma se in futuro “qualcuno” decidesse di cambiare le carte in tavola? Potremmo tirarci fuori da questo sistema digitale a cui abbiamo già demandato così tanto? Che sa così tanto di noi e, in un certo senso, di noi “possiede” così tanto? Una questione su cui meditare.

In un mondo sempre più tecnologico, che è anche il nostro, “Ron – Un amico fuori programma” ci dimostra come l’amicizia difficilmente possa essere programma al tavolino – oppure attraverso lo schermo di un computer. Perché un vero amico lo troviamo quando meno ce lo aspettiamo, in un processo a doppio senso che arricchisce non solo noi ma anche “l’altro”. E può essere per la vita… oppure fino a quando dura la batteria! 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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