“Salvo amato, Livia mia”: dal 9 marzo torna il commissario Montalbano

Luca Zingaretti nell'inedito ruolo di regista per una storia intensa e toccante quanto amara e tragica

Un film di Alberto Sironi, Luca Zingaretti. Con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Rosario Lisma, Angelo Russo. Drammatico, 110′. Italia 2020

Agata, una giovane archivista, viene trovata morta a Vigata, uccisa da innumerevoli colpi alla testa con un oggetto contundente. Agata è figlia della parrucchiera di Livia, e l’eterna compagna del commissario Montalbano ne era diventata amica quando la giovane archivista si era trasferita a Genova per lavoro. Dunque Livia torna a Vigata per abbracciare i genitori della defunta, e Salvo avvia un’indagine che si rivelerà molto complessa e svelerà i segreti più nascosti di alcuni abitanti del paese.

 

Dal 9 marzo torna su Rai 1 il commissario Montalbano, con due nuovi episodi della serie, “Salvo amato, Livia mia” e “La rete di protezione”.

Prima che in tv, però, è possibile godersi al cinema il primo dei due, in un evento che si terrà fino al 4 marzo, inteso anche come un omaggio allo scrittore Andrea Camilleri e al regista Alberto Sironi, scomparsi rispettivamente a luglio e ad agosto 2019.

“È inutile girarci intorno – ha dichiarato un commosso Luca Zingaretti in conferenza stampa -, il successo di Montalbano si basava e si basa su tre pilastri: la scrittura di Andrea, il talento di Alberto nel curare gli adattamenti tv dei romanzi e l’alchimia che negli anni si è creata tra i membri del cast. Nel giro di pochi mesi sono venuti a mancare due su tre di questi pilastri”.

A Zingaretti è toccato il compito arduo di raccogliere l’eredità registica di Sironi, supportato dalla Palomar, dai colleghi e dai tecnici, e mettersi dietro la macchina da presa e non solo davanti. Due episodi da intendere come un tributo, un saluto, prima del possibile gran finale.

Perché l’estate scorsa è stato girato un terzo episodio, “Il metodo Catalanotti”, che presenta un finale aperto quanto clamoroso per la vita sentimentale del nostro commissario. Ma questo lo vedremo solamente nel 2021, una scelta produttiva molto probabilmente concordata con Sellerio.

Avremo tempo per elaborare teorie e supposizioni. Per adesso dedichiamo la nostra attenzione ai due nuovi episodi. “Salvo amato, Livia mia”, basato sul racconto epistolare omonimo e su “Il vecchio ladro”, è, a mio modesto parere, uno dei più riusciti e convincenti nel passare dallo scritto al piccolo schermo.

Gli sceneggiatori sono stati più bravi e creativi del solito nell’armonizzare i due racconti, firmando uno script coeso, compatto, scorrevole e avvolgente. Lo spettatore è catturato da questa storia intensa e toccante quanto amara e tragica, magistralmente costruita e sviluppata.

Zingaretti, nell’inedito ruolo di regista, è rimasto fedele allo stile sironiano, inserendo però anche qualcosa di suo, un taglio malinconico e personale nella messa in scena che rende la visione ancora più intensa, vibrante e toccante.

“Salvo amato, Livia mia” è il racconto di una giovane vita brutalmente spezzata, quella di Agata Cosentino (una Federica De Benedittis brava e luminosa anche se quasi silente quando è in scena), anima gentile e premurosa impegnata nel sociale e protettiva nei confronti degli anziani genitori.

Amori saffici, tradimenti coniugali e l’orribile piaga della pedofilia sono solo alcune delle tematiche affrontate nella sceneggiatura ma per quanto siano delicate e spinose il pubblico non può non apprezzare la storia nella sua interezza.

In questo episodio c’è tutto il bello e il brutto dell’animo umano, che la penna di Andrea Camilleri ha sempre saputo cogliere in modo magistrale. E guardandolo non si potrà non ricordare con il sorriso lo scrittore, e il regista Sironi, che per vent’anni hanno portato in tv un altro volto della Sicilia.

 

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