“Sanctorum”: quando Madre Natura si fa potenza vendicatrice e spietata

Il film di Joshua Gil unisce riflessione ambientalista e politica, con buone intuizioni e buon ritmo

Un film di Joshua Gil. Con Erwin Antonio Pérez Jiménez, Nereyda Pérez Vásquez, Virgen Vázquez Torres, Javier Bautista González, Damián D. Martinez. Fantasy, drammatico, 84′. Messico, Qatar, Repubblica Dominicana 2019

In una piccola città dimenticata fra montagne coperte di alberi vivono un bambino e sua madre. La vita quotidiana è sconvolta da quando la città è diventata il crocevia della guerra tra militari e cartelli della droga. Date le poche opportunità di lavoro e la mancanza di soldi per trasferirsi altrove, la madre coltiva marijuana per i cartelli. Un giorno non fa ritorno dal lavoro. Distrutta dal dolore, la nonna manda il bambino nella foresta a pregare il sole, il vento e l’acqua, affinché la madre possa far ritorno indenne. Mentre i soldati arrivano e gli abitanti del villaggio si preparano allo scontro finale, la natura si manifesta in tutta la sua potenza.

 

Classico film festivaliero, capace di mandare in solluchero i cinefili e i critici e di provocare l’orticaria allo spettatore medio, “Sanctorum” di Joshua Gil, film di chiusura della 34° Settimana della Critica, non è destinato con molte probabilità a sbancare al botteghino né a far parlar di sé in lungo e in largo.

Nonostante le premesse tutt’altro che promettenti, ci sono buone intuizioni creative e registiche in questa pellicola ideata e messa in scena come si trattasse di una docu-fiction, e una base drammaturgica interessante.

Il regista sceglie di approcciarsi a questa storia cruda e tragica ambientata in uno sperduto villaggio del Messico, una storia di povertà, soprusi e violenza, con uno stile quasi neo-realista. Una scelta che da una parte paga, catturando l’attenzione di chi guarda, ma dall’altra trasmette un senso di staticità e immobilismo alquanto noioso.

Ciò che colpisce della sceneggiatura di “Sanctorum” – che è comunque anche un film politico, con Gil che prende apertamente posizione conto la corruzione del governo messicano e l’operato dei signori della droga, creatori di un vero e proprio governo parallelo – è soprattutto l’elemento mistico in chiave ambientalista. Madre Natura, stanca di essere vittima della follia umana, diventa potenza vendicatrice, attiva e spietata.

Il film piace e convince più quando sono le immagini, i suoni e paradossalmente i silenzi a parlare, rispetto a quando cercano di farlo i dialoghi, piuttosto forzati e retorici. E alcune scene violente, confermano il talento di Gil, oltre a scuotere nel profondo.

“Sanctorum” non trasmette solo sofferenza ma anche un senso di speranza e ottimismo per il futuro, legato alla crescita dei nostri figli, gli adulti di domani. Chissà che non siano loro a poter cambiare le cose, prima che sia troppo tardi. Per tutti.

 

Il biglietto da acquistare per “Sanctorum” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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