“Saremo giovani e bellissimi”: l’inesorabilità del tempo che passa e non perdona nessuno

L'opera prima di Letizia Lamartire non brilla per colpi di scena ma si distingue per una regia composta

Un film di Letizia Lamartire. Con Barbora Bobulova, Alessandro Piavani, Massimiliano Gallo, Federica Sabatini, Elisabetta De Vito. Drammatico, 92′. Italia 2018

Isabella è una ex pop star dei primi anni Novanta, Bruno un chitarrista che la accompagna. Sono grandi amici e partner sulla scena ma, più di questo, sono madre e figlio, uniti da una relazione simbiotica che sembra inattaccabile e rappresenta per loro una gabbia dorata in cui sono chiusi da sempre. Ma arriva il momento in cui quella stessa gabbia comincia ad essere troppo stretta.

 

Una madre single, un figlio attaccato a lei con tutto se stesso e il duo che formano ogni sera sul palco del bar di fiducia: sono loro i protagonisti del film “Saremo giovani e bellissimi” di Letizia Lamartire, presentato alla Settimana della critica di Venezia 2018.

Nel piccolo appartamento di Bologna, Isabella e suo figlio provano i pezzi famosi negli anni ‘90, che poi suonano ogni sera al Big Star. Lady, soprannome d’arte di lei, porta con sé uomini, il ragazzo tanta amarezza per una condizione che sente precaria e vuole cambiare.

Lei dimentica di pagare le bollette, non vuole vedere sua madre e rimprovera al figlio, quando l’alcol parla, di essere nato in un momento in cui era disatteso. Il tempo scorre inesorabilmente, ma arrendersi all’idea che ciò che è stato non possa tornare più non è facile. E prescinde da qualsiasi crisi che una donna di mezza età possa avere.

Il tema centrale del film è proprio questo senso di perdita di controllo sul fluire delle cose. Non a caso il titolo, “Saremo giovani e bellissimi”, è una sorta di paradosso. Non si potrà mai essere più giovani di quanto si è stati, eppure la speranza di mantenersi tali, al passo coi tempi, al centro dell’attenzione, ancora in voga, ancora amati da un pubblico un tempo in delirio per una nostra vecchia hit… tutto questo è al centro della crisi di Isabella. Almeno in superficie.

Sì perché ben più drammatico è lo sgretolarsi del rapporto con il figlio, che per rimediare ai suoi errori si unisce a un’altra band e raggiunge con questa un successo che all’ombra della madre non aveva e non avrebbe mai potuto assaporare.

L’opera prima di Letizia Lamartire è una discreta sorpresa che si regge su una regia composta, a tratti didattica e semplici, a tratti innovativa. La sceneggiatura non brilla per colpi di scena ma il risultato finale è soddisfacente. Bello vedere, al comando, in Italia, una donna.

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