“Senza lasciare traccia”: quando il ritorno alla natura è un’utopia

Ben Foster e Thomasin McKenzie padre e figlia dalla fortissima alchimia nel film di Debra Granik

Un film di Debra Granik. Con Ben Foster, Thomasin McKenzie, Jeff Kober, Dale Dickey, Peter James DeLuca. Drammatico, 108′. USA 2018

In fondo al bosco vivono un padre e una figlia. Will e Thomasin formano da soli una comunità con le sue regole e la sua filosofia. Tom, come la chiama il padre, è un’adolescente diafana che condivide col genitore un Eden silvestre. Will, veterano di guerra traumatizzato, si è ritirato volontariamente dal mondo imbarcando sua figlia in una vita eremita. Esperto nell’arte della sopravvivenza, Will ha trasmesso a Tom solide conoscenze e adesso vive clandestinamente con lei sul limitare di Portland, nel parco nazionale dell’Oregon. Ma un giorno vengono scoperti e costretti a rientrare in un ordine sociale ed economico più normativo. I servizi sociali propongono loro un tetto, una scuola, una vita normale a cui Will non riesce proprio a rassegnarsi e che Tom vive come una (bella) scoperta. La presa di coscienza di questa divergenza la condurrà all’indipendenza.

 

Cosa conta di più, per un’adolescente, mantenere il legame con il padre a cui vuole bene oppure assecondare il proprio legittimo desiderio di scegliere come vivere? Mi sono lungamente interrogato su questo tema, dopo aver visto il film di Debra Granik.

“Senza lasciare traccia” racconta infatti la storia di un padre, Will, e di una figlia, Thomasin detta Tom, che per anni hanno vissuto rittirati dal resto del mondo, sul limitare di Portland, nel parco nazionale dell’Oregon. Se inizialmente la situazione ci appare borderline, basta poco per notare il rapporto sereno e affiatato tra i due, la mancanza di “follia” in una scelta di vita tanto estrema.

Dei personaggi sappiamo poco, del loro passato niente, ma mai come in questo caso la povertà d’informazioni si rivela drammaturgicamente azzeccata e condivisibile. Povero anche di parole e dialoghi, “Senza lasciare traccia” è ricchissimo sul piano del linguaggio del corpo e dei silenzi, magistralmente utilizzati dai due attori protagonisti.

L’impianto narrativo è semplice, essenziale, basato esclusivamente sul rapporto tra padre e figlia (per cui la regista si è ispirata agli shakespeariani Prospero e Miranda) e sulla sua evoluzione. Per gli amanti del genere action, va detto, potrebbe risultare alla lunga esasperante e noioso.

“Senza Lasciare traccia” è senza dubbio un film particolare, a tratti neorealista e con una vocazione naturalista che impone una certa dose di pazienza e attenzione da parte dello spettatore per non perdere la connessione con il mondo interiore dei due personaggi.

Basato su una storia vera, divenuta poi leggendaria dalle parti di Portland, convince e avvolge grazie alla straordinaria alchimia umana e artistica creatasi sul set tra Ben Foster e la bravissima Thomasin McKenzie. Un’inedita coppia che sembra nata per recitare insieme.

 

Il biglietto da acquistare per “Senza lasciare traccia” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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