“Seven sisters”: in un futuro non troppo lontano il figlio unico è legge

Noomi Rapace in un film di fantascienza che solleva interessanti questioni ambientali ed etiche

Un film di Tommy Wirkola. Con Noomi Rapace, Glenn Close, Willem Dafoe, Marwan Kenzari, Christian Rubeck. Fantascienza, 123’. Gran Bretagna, 2017

Data di uscita italiana: 30 novembre 2017

In un futuro tetro, la sovrappopolazione obbliga il governo a misure estreme. Il piano di Nicolette Cayman prevede di obbligare le famiglie ad avere un solo figlio: fratelli e sorelle saranno ibernati in attesa di tempi migliori. Ma Terrence riesce ad aggirare i controlli del Child Allocation Bureau, facendo assumere alle sue sette nipotine gemelle la medesima identità. Ognuna si chiamerà come un giorno della settimana e in quello stesso giorno potrà uscire di casa. Per il mondo le sette sorelle corrispondono a un’unica persona: Karen Settman.

 

È un dato innegabile che la popolazione sulla Terra, sebbene nei Paesi occidentali il calo delle nascite sia un fatto, stia aumentando al punto tale che presto le risorse alimentari e ambientali saranno insufficienti per sostenerci tutti.

Quale dovrebbe essere la soluzione più giusta per scongiurare questa terribile catastrofe? Intervenire sulle politiche dei governi? Troppo semplice. Meglio varare una legge per il controllo delle nascite, come in Cina, e costringere ogni madre a tenere solo il primogenito. Vi sembra un’idea folle e fantasiosa?

Forse al momento è così, ma da questa idea ha preso spunto il regista Tommy Wirkola per costruire “Seven sisters”, un thriller dispostico e angosciante, con una forte matrice sociologica ed esistenzialista.

Il potere centrale può sacrificare uno o più individui per salvare la maggioranza? E decidere di mettere al mondo più di un figlio, oggi, ben sapendo che il mondo è prossimo al collasso, è una scelta coraggiosa oppure una follia?

Il film è ricco di spunti di riflessione come questi, ma in certi momenti anche confuso. La messa in scena non convince del tutto, con una prima parte più godibile e lineare e una seconda caotica e frettolosa.

Noomi Rapace qui si fa addirittura in sette, e conferma tutto il suo talento, presenza scenica, trasformismo. L’attrice regge praticamente da sola il peso del film. Anche se appaiono solo in poche scene, convincono i veterani Willem Dafoe e Glenn Close.

Per garantirsi un futuro, l’umanità dovrà adeguarsi a politiche quasi inumane oppure potrà ancora seguire il cuore? Ai posteri l’ardua sentenza. Personalmente non posso che concordare con il finale del film, romantico e coraggioso, che lascia aperta una speranza per l’uomo.

 

Il biglietto da acquistare per “Seven sisters” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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