“Sex education”: sesso, ironia e leggerezza nella seconda stagione

Tornano Otis, Maeve e tutti gli altri, con diverse aggiunte, nella serie inglese prodotta da Netflix

Una serie creata da Laurie Nunn. Con Asa Butterfield, Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Emma Mackey, Connor Swindells, Aimee Lou Wood. Commedia. Regno Unito. 2019-in produzione

 

Il 2020 televisivo si è aperto con l’attesa seconda stagione di “Sex education”, la serie inglese targata Netflix. Dopo il meritato e forse inaspettato successo dei primi episodi, fan e critica aspettavano di vedere in che modo la vita del giovane Otis (Butterfield) si sarebbe sviluppata. E se il ragazzo avrebbe continuato a dare consigli sessuali agli sprovveduti compagni di scuola.

La serie si è conquistata elogi e consensi grazie a una scrittura brillante, incisiva, leggera quanto funzionale alla visione di un pubblico giovanile. Uno script reso ancora più incisivo e godibile dalla bravura del cast, esordiente ma davvero centrato.

Insomma, visto il precedente, era una sfida ardua ripetersi. Gli sceneggiatori ce l’hanno fatta? Secondo me la seconda stagione di “Sex education” è buona, divertente, leggera, ma non tocca mai, narrativamente e creativamente, le vette della prima.

Gli autori, da una parte, hanno allargato la cornice narrativa, dando maggiore spazio ai co-protagonisti e allo loro storie e rendendo così la serie meno dipendente dalla coppia Otis-Maeve. Dall’altra sono stati inseriti nuovi personaggi, nella speranza di dare maggior respiro al tutto e di tenere vivo l’interesse del pubblico.

In realtà, pur mantenendo lo stile di racconto semplice, diretto, a tratti ironico e provocatorio senza essere mai volgare, la serie pecca nella sua eccessiva smania di mostrare quante sfumature possano esserci nel modo degli adolescenti di oggi di avvicinarsi al sesso. Una frenesia che alla lunga risulta fastidiosa e stucchevole.

“Sex education” ha avuto il pregio di svecchiare la tematica utilizzando personaggi ben delineati e inseriti in una realtà scolastica che risulta vicina e credibile. Il desiderio di migliore questo “segno distintivo” ha però, paradossalmente, un po’ ingabbiato i personaggi, finendo per farli muovere con meno scioltezza rispetto al passato.

Gli otto nuovi episodi sono complessivamente divertenti, e pruriginosi il giusto, ma più di una volta si avverte una certa prevedibilità nei dialoghi e negli sviluppi della storia.

Non possiamo non evidenziare come in questa seconda stagione la strepitosa Gillian Anderson, nel ruolo di madre di Otis nonché valente sessuologa, si sia presa spesso e meritatamente la ribalta, dimostrando versatilità, ironia e vis comica.

Non vogliamo dirvi molto altro su “Sex education”, per non rovinarvi la gioia di vederla, nel caso non lo abbiate ancora fatto. È una serie capace di coniugare e alternare momenti leggeri ad altri più complessi, riuscendo sempre a regalare un sorriso e spunto di riflessione allo spettatore.

Concedeteci solamente un piccolo, grande spoiler: guardate con grande attenzione il finale, aperto e malinconico. E prendete spunto. I sentimenti vanno dichiarati guardandosi negli occhi, anche nel 2020. Perché la tecnologia può rivelarsi fallace o manipolabile da terzi, poco propensi ad assecondare l’ambito lieto fine.

 

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