“Shakespeare and Company”: la storia della libreria parigina… in un libro

Neri Pozza pubblica la storia di Sylvia Beach, resoconto dettagliato dell'epoca d'oro parigina

La storia della più famosa e affascinante libreria europea, la Shakespeare and Company, e quella della sua fondatrice, l’americana Sylvia Beach, rivivono in un libro, edito da Neri Pozza. Un libro brillante, ricco di aneddoti e retroscena su uno dei periodi d’oro della Parigi letteraria, gli anni ’20 e ’30.

È il 19 novembre 1919 quando la libreria, destinata a diventare un polo di attrazione culturale e successivamente una meta di pellegrinaggio per tutti i booklover, apre i battenti. Nelle vetrine fanno bella mostra di sé le opere di Chaucer, di T.S. Eliot e di Joyce mentre alle pareti sono appesi i disegni di Blake, i ritratti di Whitman e Poe e due fotografie di Oscar Wilde in brache di velluto.

A dare vita a tutto questo l’americana Sylvia Beach, un uccellino di donna che fuma come un turco e che sognava di aprire una libreria francese a New York, prima che l’amicizia con Adrienne Monnier la spingesse a dare vita a una libreria inglese a Parigi.

André Maurois è uno dei primi a fare gli auguri alla neonata libreria, portando una copia del suo piccolo capolavoro appena pubblicato: “Les silences du Colonel Bramble”. Ezra Pound, fuggito dall’Inghilterra con la moglie Dorothy, si offre di riparare una sedia e diventa un cliente abituale. E ovviamente non può mancare il punto di riferimento degli americani a Parigi, Gertrude Stein, con l’inseparabile Alice B. Toklas.

La Shakespeare and Company diventa presto una tappa imprescindibile per tutti quei pellegrini degli anni Venti che attraversano l’oceano e si stabiliscono a Parigi, creando una colonia americana sulla Rive Gauche. Ma anche per coloro che, non potendo permettersi l’acquisto di volumi importati, si accontentano di prenderli in prestito.

Sylvia Beach (1887-1962) all’interno della sua libreria.

La tessera per abbonarsi vale, per gli scrittori dalle speranze in boccio, quanto un passaporto e, benché la regola dica che non si possono ritirare più di uno o due libri alla volta, Hemingway la infrange spesso portandosene via una mezza dozzina, e Joyce ne prende delle sporte intere, riportandoli dopo anni.

Ed è proprio allo scrittore irlandese e alla pubblicazione dell’Ulisse che è legato uno dei capitoli più interessanti della storia della libreria. Nell’estate del 1920, dopo che il romanzo aveva iniziato a uscire a puntate su una rivista, l’Egoist, la pubblicazione venne sospesa per le reazioni scandalizzate dei lettori. Nessun editore vuole assumersi il rischio di pubblicare il libro in volume. Solo una persona, intuendone l’alto valore letterario, è disposta a rischiare il tutto e per tutto per darlo alle stampe: Sylvia Beach.

Il libro “Shakespeare and Company” racconta tutto questo e molto altro, attraverso l’esperienza diretta di chi ha dato vita a tutto questo.

 

Previous article“Grande Fratello Vip”: tutto pronto per la terza edizione, che parte in anticipo
Next article“Darkest minds”: le 10 maggiori differenze tra il romanzo e il film
Valeria Arciuolo
Ligure di origini, vive in provincia di Novara da tre anni a questa parte per amore e per lavoro. Mamma blogger, adora il cinema, la lettura, l’arte e la moda. Scrive per diverse testate e spera in futuro di portare avanti un progetto tutto suo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here