“Si vive una volta sola”: un film prevedibile, piatto, da dimenticare

Carlo Verdone tenta un'operazione nostalgia che, purtroppo, si rivela fallimentare

Un film di Carlo Verdone. Con Carlo Verdone, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Max Tortora, Mariana Falace, Sergio Muniz, Livia Luppattelli. Commedia, 105′. Italia 2021

Il professor Umberto Gastaldi è un chirurgo di fama che dirige un’équipe dì fedelissimi: l’assistente Corrado Pezzella, la strumentista Lucia Santilli e l’anestesista Amedeo Lasalandra. A unirli non è solo la medicina ma una comune inabilità nel far coesistere la propria affermazione professionale con una vita personale decente, e la passione per gli scherzi che hanno come target loro stessi, soprattutto il tenero Amedeo. Quando però si viene a scoprire che uno di loro è, a sua insaputa, affetto da una malattia terminale la voglia di scherzare si trasforma nel desiderio di stringersi l’uno all’altro, con l’escamotage di una (ultima?) vacanza nel Salento.

 

Per una volta voglio tagliare sulle premesse e i giri di parole iniziali e andare dritto al sodo – non me ne voglia il buon Carlo Verdone. “Si vive una volta sola”, 27esimo film della sua carriera, disponibile su Prime Video, non è che una brutta quanto fastidiosa copia dell’immortale “Amici miei” di Mario Monicelli.

Girato tra maggio e luglio 2019, principalmente nei luoghi incantevoli della Puglia, il film sarebbe dovuto uscire nelle sale nel febbraio 2020. Il Covid ha portato a posticipare due volte la data e alla fine, nonostante la situazione epidemiologica stia migliorando, la storica decisione di portarlo solo online. 

Personalmente penso che sia stata una buona scelta, perché “Si vive una volta sola” non sarebbe stato un buon biglietto da visita per il cinema italiano che spera di tornare alla normalità. Il film, infatti, è povero dal punto di vista drammaturgico, prevedibile nello sviluppo, piatto a livello emotivo.

L’idea di quattro amici, in questo caso medici, che si divertono a farsi scherzi e goliardate appare vecchia sotto ogni punto di vista. Il tentativo di Verdone di rinverdirla, adattandola ai giorni nostri, è fallimentare e anziché trasmettere al pubblico un senso poetico di malinconia per il passato non fa che rendere i personaggi goffi e caricaturali.

“Si vive una volta sola” vorrebbe essere una commedia generazionale sull’amicizia over40, con l’ambizione di far ridere e commuovere allo stesso tempo. Peccato che le buone intenzioni si scontrino con una debolezza strutturale amplificato da una sceneggiatura lacunosa, approssimativa e retorica. La storia è stiracchiata, ripetitiva.

Se non fosse diretto da Carlo Verdone e “nobilitato” dalla presenza di attori del calibro di Tortora, Papaleo e Anna Foglietta, lo si potrebbe tranquillamente definire un filmetto di serie b, da vedere una domenica d’estate in tv. In ogni caso è una delle pellicole meno riuscite tra quelle dirette dal regista romano.

Solo su un punto ci troviamo d’accordo con lui, la scelta del titolo e l’idea che questo veicola. La vita è una soltanto, e non vale davvero la pena di sprecarla. Guardando film poco riusciti e senza qualcosa di vero da trasmettere, ad esempio. Chi ha orecchie per intendere intenda.  

 

Il biglietto da acquistare per “Si vive una volta sola” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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