Un film di Fernanda Valadez. Con Mercedes Hernández, David Illescas, Juan Jesús Varela. Drammatico, 95′. Messico, Spagna 2020

Magdalena aveva un figlio che ha deciso di cercare di entrare clandestinamente negli Stati Uniti. Non avendone avuto più notizie e volendo rifiutare l’idea che possa essere morto, si dirige verso il confine per cercare sue notizie. Lungo il doloroso cammino incontrerà persone con cui condividere la propria pena.

 

Con “Sin señas particulares” di Fernanda Valadez, presentato in concorso al Torino Film Festival, si piomba nel cupo e disperato dramma di Magdalena (una strepitosa Mercedes Hernández), una madre che non ha più notizie del figlio Jesus, da quando, mesi prima, ha lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti.

Le autorità spingono affinché la donna firmi il certificato di morte, ma l’incontro con un’altra madre che sta lottando per avere notizie del figlio convince Magdalena a intraprendere un lungo viaggio, fisico quanto spirituale, per scoprire la verità. 

“Sin señas particulares” è un film politico, che da una parte punta il dito contro le storture del sistema statunitense per ciò che riguardo l’immigrazione, e dall’altra evidenzia come i territori di confine del Messico siano diventati tragicamente una “zona franca” in cui spadroneggiano gruppi violenti e sanguinari. 

Sequenza dopo sequenza, lo spettatore sente crescere un senso di smarrimento e tragedia, ansia e dolorosa impotenza. Il tutto ben si sposa con le ambientazioni dal sapore quasi lunare in cui si muove la protagonista – tra deserto e piccole città piegate dalla povertà e dall’ignoranza.

Fernanda Valadez accompagna lo spettatore in questo viaggio dentro l’orrore e la ferocia umana, arrivando fino alla scoperta di una verità sconvolgente sul figlio di Magdalena.

Un film che è anche il sofferto e sentito tributo per le migliaia di vite spezzate prima di mettere piede negli Stati Uniti, cancellate poi dallo Stato con un semplice tratto di penna. Ma ogni vita merita di essere ricordata, perché porta con sé una storia, dei ricordi, una famiglia. 

E il finale devastante e simbolico scelto dalla regista mostra, più di tante parole e discorsi, come nessun progresso economico o sociale possa giustificare il dolore e le lacrime di una madre, di una donna, costretta a piegarsi davanti al cinismo della burocrazia.

 

Il biglietto da acquistare per “Sin señas particulares” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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