“Siren’s call”: dalla Turchia una critica alla moderna società dei consumi

Ramin Matin riflette sul desiderio dell'uomo di evadere, dalla città, dalle responsabilità, da se stesso?

Un film di Ramin Matin. Con Deniz Celiloğlu, Ezgi Çelik, Pinar Töre. Commedia drammatica, 93′. Turchia 2018

Stanco del boom edilizio di Istanbul, un architetto pianifica la sua fuga andando incontro a Siren, una donna che gode di una vita in campagna in mezzo alla natura. Ma le cose non vanno come previsto in questa commedia nera che prende in giro la società dei consumi.

 

Il Tokyo International Film Festival si è concluso da pochi giorni, eleggendo come miglior film “A first farewell”, opera prima della regista cinese Lina Wang. C’è stata gloria anche per l’Italia: Il vizio della speranza” di Edoardo De Angelis ha infatti vinto il premio per la miglior regia e la migliore interprete femminile, Pina Turco.

Dei film in gara, abbiamo avuto modo di vedere e apprezzare “Siren’s call” di Ramin Matin. Il regista turco è riuscito ad affrontare un argomento che riguarda da vicino la società moderna: la voglia di evadere.

Nel caso del protagonista, Tahsin, l’evasione è quella dalla brulicante metropoli, da una carriera di successo ma frustrante e da un matrimonio alla deriva. Improvvisamente tutto ciò che ha costruito negli anni gli si presenta come una gabbia da cui fuggire, dirigendosi verso nuovi ritmi di vita a contatto con la natura, lontano, giù al sud.

Un miraggio, questo sud, che Tahsin si intestardisce a rincorrere in una surreale quanto fantastica Odissea tra le vie di Istanbul. È questa la sequenza più memorabile del film: l’esplorazione della città e dei suoi abitanti, tra corse nei cantieri, litigate con i tassisti, tazze di tè allucinogene, in un bellissimo ritratto sociale di una città in continuo cambiamento. Il moderno insiste e l’antico resiste, in un (eterno?) braccio di ferro architettonico e culturale.

Ma torniamo a Tahsin, così determinato a seguire l’istinto: una volta arrivato a destinazione sarà finalmente soddisfatto? Oppure la sua evasione si rivelerà essere un circolo vizioso?

“Fuggire è diventata un’ossessione nella nostra società” ha affermato il regista, che con questo film ha cercato di investigare le diverse sfaccettature dell’evasione dell’uomo moderno. Ed è riuscito nell’impresa di costruire un dramma con dei pregevoli tratti teatrali, capace di far riflettere con ironia sulla tragica condizione umana. Forse, in fondo, tentiamo semplicemente di scappare da noi stessi.

 

Si ringrazia Fortissimo Films

 

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