“Soldado”: un action-thriller giocato nel mondo della criminalità

Stefano Sollima al timone di un progetto a stelle e strisce, che riprende le suggestioni di "Sicario"

Un film di Stefano Sollima. Con Benicio Del Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey Donovan, Catherine Keener. Azione, 124′. USA, Italia 2018

Sempre meno redditizio, il traffico di droga viene convertito dai cartelli in traffico di essere umani. Lungo il confine messicano e in mezzo ai clandestini si insinuano terroristi islamici che minacciano la sicurezza degli Stati Uniti. Un attentato-suicida in un supermercato texano provoca una reazione forte del governo che incarica l’agente Matt Graver di seminare illegalmente il caos ristabilendo una parvenza di giustizia. Graver fa appello ancora una volta ad Alejandro, battitore libero guidato da una vendetta che incontra vantaggiosamente le ragioni di Stato.

 

Scritto da Taylor Sheridan e diretto dal regista romano Stefano Sollima, al debutto in un’opera americana, “Soldado” è un intenso e serrato action-thriller che ha come protagonisti due antieroi, Alejandro (Del Toro) e Matt Graver (Brolin), che rischiano la vita nello spietato mondo di frontiera del mercato della droga e della politica estera americana.

I primi 10 minuti sono un tripudio di immagini, alcune potenti, memorabili e molto provocatorie: persone che attraversano il confine, esplosioni in un grande magazzino, un terrorista islamico che fa detonare una bomba mentre una madre implora per la vita di suo figlio. Poco dopo, il film sovverte le aspettative che ha stabilito per raccontarci qualcosa di completamente diverso.

Sembra che non si riesca mai a sfruttare a pieno la potenza del mezzo espressivo. Se prese singolarmente ci sono alcune scene innegabilmente ben fatte, tra cui un’imboscata su una strada messicana, e molto bravi risultano gli interpreti, è nell’insieme che “Soldado” risulta profondamente deludente.

Il film si configura ben presto come spargimento di sangue su spargimento di sangue, senza alcuna crescita o conflitto di carattere organico. Le decisioni di Matt, Alejandro e degli altri personaggi non spostano mai la trama in avanti e risultano non in linea con le loro azioni precedenti.

Trattando il confine USA-Messico come una sorta di causa persa senza legge, “Soldado” sembra utilizzare la violenza perché non può pensare a nient’altro da fare. La carneficina del film ci rende talmente intorpiditi che è difficile preoccuparsi di ciò che accadrà dopo.

Non è chiaro se la visione del mondo di Sheridan gli impedisca di credere che concetti come la giustizia e il bene esistano davvero, o se semplicemente pensa che non valga la pena affrontare l’evoluzione dei personaggi. Ad ogni modo, questa fa sì che il film sia appariscente e grondante sangue ma con poco da dire. Caratteristiche che, alla fine, stancano anche lo spettatore meglio disposto.

 

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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